Biglietti clonati, Atac: “Sapevamo”. Protesta: “Non paghiamo più il biglietto”

di redazione Blitz
Pubblicato il 8 Novembre 2013 - 10:26 OLTRE 6 MESI FA
Biglietti clonati, Atac: "Sapevamo". Protesta: "Non paghiamo più il biglietto"

Biglietti clonati, Atac: “Sapevamo”. Protesta: “Non paghiamo più il biglietto”

ROMA – Biglietti clonati per creare un bilancio parallelo. L’Atac, l’azienda del trasporto pubblico di Roma, strumento di un presunto patto bipartisan per “fatturare” 70 milioni fuori bilancio e foraggiare la politica. Un’altra bufera dopo l’ombra Parentopoli e quelle 800 assunzioni sospette, cubiste comprese, dopo l’incubo ancora presente dei 120 milioni di buco, continui cambi di dirigenza, zero assunzioni, pochi autisti e un servizio non sempre impeccabile.

Ma la questione, portata alla luce dal quotidiano la Repubblica, era già nota all’Atac  che ne ha fatto “oggetto di documenti di indagine interna sin dal 2010”. E’ lo stesso amministratore delegato, Danilo Broggi, ad ammettere: “Tale attività ha condotto, nell’agosto del 2012, alla consegna alla Procura della Repubblica di un rapporto commissionato a uno studio legale esterno. Sin dal momento del mio insediamento, tuttavia, ho avviato ulteriori approfondimenti sui processi organizzativi per verificare se ci siano state o meno inerzie da parte aziendale”.

E in rete esplodono la rabbia e lo sdegno. Tanto che venerdì mattina è già pronto un sit-in di protesta davanti alla sede dell’Atac, in via Prenestina 45. La provocazione: “Non paghiamo più il biglietto”. Chiedono chiarimenti anche tutti i gruppi politici, sia in Parlamento che in Campidoglio o alla Regione Lazio. E intanto ci sono associazioni che preannunciano “azioni collettive per chiedere danni all’azienda”.

In realtà, torna all’attacco Repubblica,

la relazione di cui parla l’amministratore delegato di Atac è stata svolta dal collegio sindacale dell’azienda, un organismo di controllo esterno. Di contro la relazione interna cui fa riferimento l’ad di Atac si è chiusa nel 2011 e non è mai stata consegnata in Procura. Il presidente di quella commissione era Giuseppe Renato Croce, un giudice finito nello scandalo della P2 dopo che il suo nome era comparso nelle liste di Licio Gelli

Secondo l’inchiesta, il 29 aprile 2008, subito dopo la vittoria di Gianni Alemanno del Pdl alle elezioni comunali, sarebbe stato raggiunto “un accordo politico bipartisan, siglato ad alti livelli, che avrebbe imposto pacificazione e continuità sulle aziende del trasporto pubblico nel passaggio dal centro-sinistra al centro-destra”. La riunione, raccontata al quotidiano da un ex manager di cui non viene fatto il nome, si sarebbe svolta in casa di Riccardo Mancini, allora tesoriere della campagna di Alemanno, in seguito ad di Ente Eur e arrestato per presunte tangenti su un appalto di filobus. All’incontro avrebbero partecipato alcuni top manager di Atac e un dirigente di primo piano del Pdl romano.

L’aula del Campidoglio si riunirà in un consiglio straordinario per far luce sulla vicenda. La maggioranza e l’opposizione intanto premono sul sindaco Ignazio Marino, chi vuole “pulizia” e chi “grida allo scandalo”. Mentre il sindaco Ignazio Marino, furibondo dicono i più stretti collaboratori, valuta l’inchiesta interna o magari da affidare ad un’agenzia esterna. Ma una cosa a caldo la dice e senza mezzi termini: “Se è tutto vero e se ci sono i colpevoli, di qualunque partito siano, spero siano arrestati e venga buttata la chiave”.

Dalla Regione si leva solo la voce, caustica, di Francesco Storace. “La Regione Lazio ha il diritto e soprattutto il dovere di aspettare prima di sborsare un solo euro in direzione dell’Atac, i soldi dei cittadini non possono finire nelle mani dei ladri”, dice Storace. E non è poco: quei soldi potrebbero bastare a ripianare in parte il maxibuco.