Bimba morta in casa, la madre in carcere per omicidio volontario: “Volevo un futuro col mio compagno”

Il gip ha convalidato il fermo e disposto la custodia in carcere per omicidio volontario nella forma omissiva aggravato dai futili motivi la 37enne che per più di 6 giorni ha lasciato la figlia di un anno e mezzo a casa da sola facendola morire di stenti.

Esclusa l’aggravante della premeditazione

Il giudice ha escluso dunque l’aggravante della premeditazione contestata dalla procura e ha qualificato l’omicidio volontario nell’ipotesi dell’omissione.

Il giudice, come scrivono le agenzie, ha riportato anche alcune dichiarazioni, le più significative della donna, per qualificare l’omicidio volontario nella forma dell’omissione (e non come ‘dolo eventuale’, ossia come accettazione del rischio della morte conseguente).

Le parole della 37enne

Dopo la discussione all’inizio lui ha detto che mi avrebbe riaccompagnata a casa, poi però ho visto che mi prendeva la mano e che si dirigeva verso Leffe, lì ho capito che saremmo tornati a casa sua e non ho detto niente”, è un passaggio del verbale davanti al gip.

E ancora: “A questo punto io avevo paura che la bambina potesse morire – ha detto la donna – dall’altra però avevo anche paura sia della reazione, del giudizio negativo di mia sorella, sia della reazione del mio compagno. Se ora ci ripenso la mia percezione è che quelle due paure avessero pari forza senza che una prevalesse sull’altra”.

“A partire dalla domenica, quando cominciavano a passare più giorni del solito, ho cominciato ad avere concretamente paura che la bambina morisse ma comunque mi auguravo che non succedesse. Questo augurio – ha aggiunto – nella mia mente un po’ era una specie di speranza, un po’ era il pensiero che magari le cose che le avevo lasciato le bastassero”. E poi quella frase sulla volontà di avere a tutti i costi un “futuro” col suo compagno, che l’avrebbe portata a “non interrompere” quei giorni con lui.

 

 

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