Bimbo morto a Genova. Madre e compagno si accusano a vicenda

Katerina Mathas

Singhiozzi e lacrime si alternano ai momenti di lucidità in cui Katarina Mathas, la madre accusata con il compagno, Giovanni Rasero, di aver ucciso il piccolo Alessandro di 8 mesi dopo un coca party, si sforza di ricordare. «Chi mi ha portato via il mio cucciolo? Non ci posso credere che il mio cucciolo non ci sia più. Non posso credere che sia stato quel …». Piange disperata Katarina nella sua cella di isolamento nel carcere di Genova-Pontedecimo dove non ha potuto portare nemmeno un oggetto appartenuto al suo piccolo Alessandro, che lei sostiene con tutte le forze di non aver ucciso in quel lussuoso monolocale di Nervi martedì notte. Nel mini-appartamento, una stanza con angolo cottura e bagno, posta al secondo piano del complesso, la polizia non ha trovato però nulla che potesse servire per un bimbo così piccolo: niente culla o passeggino, o biberon.

Con il passare delle ore nella donna si fa sempre più forte la consapevolezza di quanto è successo, mentre emergono raccapriccianti particolari della morte del bambino, arrivato esanime all’istituto Gaslini col cranio sfondato, bruciature da sigaretta in un orecchio e all’inguine ed ecchimosi causate da pizzicotti sul collo. Gli esami radiologici raccontano l’inferno del piccolo Alessandro, incolpevole e indifeso, forse vittima di un raptus di follia determinato dagli effetti della droga. Sottoposto ad una violenza «reiterata» compatibile con lo sbattimento contro un muro, un mobile o il pavimento. Uno «sbattimento» che ha provocato «lesioni interne nella parte posteriore della testa, tali da determinare un avvallamento».

Giovanni Rasero

La versione della donna è però sempre la stessa, quella ripetuta per tre volte martedì sera davanti al pm Marco Airoldi, senza cadere in contraddizione, come spiega il legale: alle 23.30 circa sono arrivati nell’alloggio di Nervi, lei e Rasero si sono fatti di cocaina, e dopo una mezz’ora circa è uscita lasciando il bimbo. E’ stata fuori per un’oretta e al suo ritorno ha controllato che il piccolo, che riposava sul divano, stesse bene e poi si è messa a dormire. E’ stato Rasero, alle 10.30 di ieri mattina, secondo il suo racconto, a svegliarla dicendole che Alessandro non si muoveva più, poi di corsa al pronto soccorso dell’istituto Gaslini.

Le testimonianze sono però contrastanti. La linea difensiva di lei è chiara: «Mi sono svegliata e mio figlio giaceva lì immobile. Non so che cosa sia successo, io non ho fatto nulla». La donna piange e accusa: «È stato lui, l’aveva picchiato altre volte». Il silenzio impenetrabile di lui, incrinato solo dall’ammissione, inevitabile di fronte ai dati di fatto raccolti dagli investigatori, dell’uso di cocaina, si rompe solo a sera inoltrata: «Mi sono svegliato e ho visto Katerina che sbatteva il figlio a terra. Mi ha detto che era tutto a posto, mi sono fidato».

La Mathas, in passato, sebbene fosse stata segnala alla prefettura per uso di sostanze stupefacenti, già prima della tragedia, non era sotto il controllo dei servizi sociali del Comune e non era seguita dal Sert. I vicini di casa la descrivono come «una brava persona», in tanti l’hanno vista crescere sulle alture del quartiere di San Fruttuoso e nessuno si capacita di quel che è successo. 26 anni, genovese di origine greca, sembra lontana dall’immagine del ritratto di una madre assassina. Dopo aver frequentato il liceo linguistico, Katerina si era iscritta alla facoltà di ingegneria. Circa un anno fa aveva conosciuto un uomo sposato e dalla relazione era nato Alessandro, non riconosciuto dal padre. Il legame si era poi interrotto. Da quel momento la sua vita sentimentale è stata tormentata.

A far incontrare Mathas e Rasero l’attore tv Paolo Calissano, condannato a quattro anni di carcere per la morte di una ballerina brasiliana di lap dance durante un coca party nella sua casa di Albaro. Il particolare è stato anticipato da alcuni quotidiani e viene confermato dagli investigatori della squadra mobile.

Secondo quanto emerso, Mathas avrebbe accompagnato Calissano ad una festa proprio per l’inaugurazione del nuovo ufficio di Rasero alla fine di gennaio, e poco tempo i due dopo si sarebbero conosciuti in casa dell’attore televisivo, in via Boselli, nell’esclusivo quartiere di Albaro. In quella stessa abitazione, cinque anni fa, era stata trovata morta la ballerina di 31 anni Ana Lucia Bezerra Bandeira alla fine di un festino a base di cocaina, stroncata da una dose letale di droga. Con Rasero la donna aveva, secondo la ricostruzione degli inquirenti, un rapporto saltuario.

Sposato, separato, padre di due bambini piccoli e agente marittimo proveniente da una famiglia borghese di Genova: è il profilo di Rasero. Da poco tempo l’uomo aveva lasciato l’agenzia di brokeraggio marittimo che gestiva con la moglie, e si era messo in proprio. Da un mese aveva preso in affitto un monolocale in un residence del quartiere di Nervi, nel levante di Genova, un complesso lussuoso con piscina e campi da tennis.

I commenti sono chiusi.

Gestione cookie