ROMA – “Me lo sono visto scivolare dalle mani, perché proprio a me?”. Francesca, la mamma di Marco, è sotto shock. Il piccolo Marco nel pomeriggio di giovedì 9 luglio è morto dopo essere precipitato nella tromba dell’ascensore della metro A di Furio Camillo, a Roma.
Una tragedia difficile da digerire, tutto accade velocemente: le porte si aprono e Marco cade giù. Il bimbo era rimasto bloccato in ascensore con la mamma ed è precipitato durante le operazioni di trasbordo. Dopo la donna, di circa 40 anni e originaria di Latina, sarebbe rimasta incredula dentro un gabbiotto vicino all’ascensore, sotto choc: sembrava non aver realizzato la tragedia.
Il momento più doloroso, riferiscono i presenti, è stato quando ha compreso che stavano portando via il corpo del figlioletto: a quel punto ha capito che era davvero finita e si è abbandonata alla disperazione. A starle vicino durante quelle interminabili ore nella stazione sono stati alcuni psicologi del Comune di Roma e anche lo stesso sindaco Ignazio Marino che si è intrattenuto a lungo nei sotterranei della metropolitana, chiusa al pubblico.
In un secondo momento è arrivato anche il compagno di Francesca e padre del bambino, Giovanni: più grande d’età, pare avesse perso da poco il lavoro in una libreria. I due, che abitano nella zona vicino alla fermata di Furio Camillo, hanno lasciato la stazione lontano dalle telecamere dopo che il corpo del bambino è stato trasportato altrove.
Il dramma ha sconvolto tutti: dal sindaco, che ha parlato di “una tragedia per tutta Roma” e ha deciso per il lutto cittadino, ai soccorritori. Anche i vigili del fuoco che si sono calati nella tromba dell’ascensore quando sono risaliti avevano gli occhi pieni di lacrime.