Omicidio in una stazione di servizio a Bitonto: Paolo Caprio è stato ucciso a pugni. Dopo i pugni ha battuto la testa. L’accusa? Quella di guardare le donne degli altri. Almeno, così sostiene il ragazzo che l’ha ucciso.
Bitonto, omicidio alla stazione di servizio: Paolo Caprio ucciso
Uno sguardo non gradito ad alcune donne, poche rapide frasi di sfida e poi tre pugni in pieno volto. Seguiti da una caduta con la testa sbattuta violentemente sul marciapiede. Così è morto Paolo Caprio, imbianchino 40enne di Bitonto, città alle porte di Bari, aggredito all’esterno del bar di una stazione di servizio sulla strada provinciale tra Modugno e Bitonto.
A colpirlo sarebbe stato un ragazzo di 20 anni non ancora compiuti. Il giovane, che si è consegnato ai carabinieri alcune ore dopo il fatto e ha confessato, è stato sottoposto a fermo e portato in carcere. Nei suoi confronti l’accusa è di omicidio volontario aggravato dai futili motivi. E anche dall’aver commesso il fatto “attraverso l’uso di tecniche di combattimento tali da ostacolare la privata difesa”. Secondo la procura di Bari avrebbe colpito l’uomo con l’intenzione di ucciderlo.
Paolo Caprio preso a pugni, poi cade e batte la testa
La dinamica dell’aggressione è stata immortalata dalle telecamere di videosorveglianza della stazione di servizio. Alle 3.06 Paolo Caprio è caduto dopo i tre pugni sferrati “con inaudito vigore”, dicono gli inquirenti. L’aggressore è esperto di boxe e arti marziali. La vittima, come confermato dai video e poi anche dal racconto del presunto assassino, era nel bar con un amico.
L’aggressore ha detto di conoscerlo di vista. Spiegando che prima del litigio finito in tragedia, Caprio e l’amico avevano iniziato a “provocarli”. Il 20enne e i suoi amici sono poi rimasti nel bar a giocare alle slot machine. Le loro mogli e compagne, alcune con bambini di pochi anni in braccio, erano all’esterno.
Caprio “guardava le nostre donne” insieme a un amico
A quel punto il 20enne avrebbe notato la vittima e l’amico parlare con le loro donne. “Siamo immediatamente usciti – ha raccontato ai carabinieri e al magistrato – e ci siamo avvicinati alle nostre compagne. Mentre stazionavamo sulle panche sotto il gazebo con le nostre mogli a parlare di quello che era accaduto, uno dei due si è avvicinato per origliare cosa stessimo dicendo e ha guardato in maniera provocatoria le nostre compagne. Notata questa circostanza, io mi sono alzato” e “gli ho tirato tre pugni colpendolo al viso: l’ho visto cadere in terra e sbattere la testa sul marciapiede. Non pensando che sarebbe morto sono andato via”.
Lo ha abbandonato privo di sensi sull’asfalto, fuggendo in auto. Quando il 118 è arrivato, i tentativi di rianimare il 40enne sono stati inutili. L’aggressore ha detto nell’interrogatorio di aver saputo che Caprio era morto solo dopo essere rincasato, avvertito dagli amici che erano nel bar con lui. Uno di loro “ha cominciato a piangere – ha raccontato il ragazzo – pensando alla gravità dell’accaduto”.
Il 20enne ha poi vagato a piedi nel centro storico per alcune ore, prima di convincersi a contattare un avvocato e consegnarsi. I carabinieri lo avevano però già identificato e cercato a casa, senza trovarlo, quando alle 8.15, cinque ore dopo il fatto, si è presentato in caserma accompagnato dal difensore di fiducia. Lì il pm Ignazio Abbadessa lo ha interrogato, raccogliendone la confessione e firmando il provvedimento di fermo. Nei prossimi giorni sarà eseguita nel Policlinico di Bari l’autopsia per accertare le cause della morte di Paolo Caprio, mentre il 20enne comparirà davanti al gip per la convalida del fermo.