Non ce l’ha fatta. Il suo “gioco” proibito, le ha strappato la vita.
E’ morta la bambina di 10 anni che si era legata la cintura alla gola per partecipare su TikTok, uno dei social più seguiti dagli adolescenti, al blackout challenge, una prova di soffocamento estremo. Il blackout challenge è una sorta di sfida pericolosissima che però non spaventa molti giovanissimi, ignari del reale pericolo. Una prova che questa volta si è trasformata in tragedia.
E’ stata dichiarata la morte cerebrale per la bimba che nel quartiere Kalsa a Palermo è finita in coma per la blackout challenge su TikTok. Nonostante i tentativi fatti dai medici per la piccola non c’è stato nulla da fare. I genitori hanno acconsentito all’espianto degli organi.
La bambina era da ieri, mercoledì 20 gennaio, in rianimazione all’ospedale “di Cristina” di Palermo, dove è arrivata, accompagnata dai genitori, in arresto cardiocircolatorio dovuto a un’asfissia prolungata. Il suo cuore si è fermato per alcuni interminabili minuti prima di ricominciare a battere grazie alle manovre rianimatorie eseguite dal personale sanitario.
Aggiornamento articolo ore 20:19.
Il bollettino medico
“Alle 13:30 stato constatato strumentalmente lo stato di morte cerebrale nella piccola di 10 anni ricoverata presso la terapia intensiva pediatrica del pronto soccorso Di Cristina in coma profondo e irreversibile conseguente a prolungata anossia cerebrale”. E’ quanto si legge nel bollettino dei medici dell’ospedale dei Bambini di Palermo che hanno assistito la bimba di 10 anni che si è strangolata durante un gioco sul social Tik Tok.
“La notizia – prosegue la nota – è stata data ai genitori che hanno acconsentito al prelievo degli organi per donazione multipla. Contestualmente, a cuore battente, sono iniziate le procedure di accertamento previste dalla legge da parte dell’apposita commissione di clinici informandone l’autorità giudiziaria. Le procedure sono tutt’ora in corso per concludersi nelle prime ore di questa sera”.
La ricostruzione
Sulla vicenda sono in corso indagini della polizia che ha sequestrato il cellulare della bambina. Secondo una prima ricostruzione la piccola avrebbe raccolto la sfida che sulla app viene chiamata appunto blackout challenge e che prevede una prova di resistenza. La sfida, per quanto si faccia fatica a comprenderla, consiste nello stringersi una cintura attorno al collo e resistere il più possibile.
La piccola, che si trovava in bagno al momento della tragedia, avrebbe seguito i vari passaggi prima di restare asfissiata, trovandosi poi senza forze e crollando per terra. Quando i genitori della bambina si sono accorti della situazione hanno liberato la figlia dalla cintura e l’hanno trasportata al pronto soccorso dell’ospedale pediatrico. Il quadro clinico della piccola, che lotta tuttora tra la vita e la morte, è apparso subito gravissimo. I medici hanno eseguito un elettroencefalogramma e altri esami ma i primi risultati non sarebbero incoraggianti. La direzione sanitaria è in contatto con le forze dell’ordine e con la magistratura che dovrà ricostruire la dinamica dell’incidente e chiarire i contorni della vicenda.
Cos’è il blackout challenge
La sfida del Blackout Challenge consiste nel soffocarsi (da soli o aiutati da qualcuno) per alcuni minuti fino a provocarsi lo svenimento. In questo gioco pericoloso, che in altri Paesi ha preso il nome di pass-out challenge o chocking game, non si tenta il suicidio come nella Blue Whale, ma la perdita di coscienza, che in alcuni casi può provocare addirittura la morte. Negli Stati Uniti si contano circa 80 adolescenti che potrebbero essere morti a causa della pericolosa challenge.
La richiesta di norme più severe
Immediate le reazioni di sdegno per l’episodio e le richieste di un giro di vite contro i giochi estremi promossi attraverso i social. “Servono regole severe che impediscano l’accesso a chi non ha l’eta’ stabilita e che sanzionino in modo efficace chi pubblica e condivide contenuti che istigano alla violenza e all’autolesionismo”, ha detto l’avvocato Elisabetta Aldrovandi, presidente dell’Osservatorio nazionale sostegno vittime.
“Come mai una bambina di dieci anni aveva un profilo o accesso a TikTok – continua l’avvocato -, dato che si tratta di un social che, in base alle sue regole, consente l’iscrizione a partire dai 13 anni? Regole però non soggette a controlli particolari, e così basta mentire sull’età e ci si iscrive. Non si vuole capire che i social non sono giocattoli per bambini, ma mondi virtuali in cui, spesso senza i dovuti controlli, vengono caricati video e immagini assolutamente non idonei a menti acerbe che non possono capire né i contenuti né le conseguenze cui vanno incontro partecipando a certe assurde sfide. E i genitori o gli adulti dovrebbero controllare, sempre, sia chi seguono i loro figli, sia i loro follower”.
La replica di TikTok
TikTok replica assicurando di non aver “riscontrato alcuna evidenza di contenuti che possano aver incoraggiato” alla ‘blackout challenge’.
“Siamo davanti ad un evento tragico e rivolgiamo le nostre più sincere condoglianze e pensieri di vicinanza alla famiglia e agli amici di questa bambina” ha dichiarato un portavoce di TikTok. “La sicurezza della community TikTok è la nostra priorità assoluta, per questo motivo non consentiamo alcun contenuto che incoraggi, promuova o esalti comportamenti che possano risultare dannosi”.
“Utilizziamo” ha aggiunto il portavoce, “diversi strumenti per identificare e rimuovere ogni contenuto che possa violare le nostre policy. Nonostante il nostro dipartimento dedicato alla sicurezza non abbia riscontrato alcuna evidenza di contenuti che possano aver incoraggiato un simile accadimento, continuiamo a monitorare attentamente la piattaforma come parte del nostro continuo impegno per mantenere la nostra community al sicuro. Siamo a disposizione delle autorità competenti per collaborare alle loro indagini”.