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Feltri sospeso per 6 mesi per le accuse a Boffo, ma assolto per il caso Fini: “Non posso godere della protezione dei vescovi”

di luiss_smorgana |26 Marzo 2010 20:35

Da un lato la condanna, dall’altro l’assoluzione: Vittorio Feltri è stato sospeso per sei mesi per le accuse a Dino Boffo, ma “salvato” per le presunte indiscrezioni a luci rosse su Fini e An. Dopo otto ore di riunione il Consiglio dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia ha deciso a maggioranza, cinque a tre, le sorti del direttore del quotidiano “Il Giornale”: «Il comportamento di Vittorio Feltri ha violato non solo la dignità e l’onore del collega Boffo, ex direttore dell’Avvenire, ma ha anche compromesso il rapporto di fiducia tra stampa e lettori».

Il provvedimento riguarda anche il caso di Renato Farina: Feltri, secondo l’Ordine lombardo, ha vanificato la radiazione definitiva dell’ ex vicedirettore del quotidiano di via Negri e senatore del Pdl (per il caso ‘Betulla’-Pio Pompa-Sisde), consentendogli di continuare a scrivere prima su “Libero” e poi sul “Il Giornale”.

Per le insinuazioni hard sul presidente della Camera, Gianfranco Fini, che riguardavano anche esponenti allora di primo piano di An la motivazione dell’Ordine Lombardo è stata: «Nel caso specifico – si legge nella motivazione – ha agito nell’ambito del diritto di cronaca e critica». In realtà la sanzione sarà sospesa fino alla decisione che si avrà in Appello.

Riguardo alla sospensione per il caso Boffo Feltri ha commentato amaramente: «È una sentenza ingiusta e sbagliata», annunciando tramite il suo difensore, l’avvocato Gabriele Fava il ricorso all’Ordine Nazionale.

«Se a Claudio Brachino hanno rifilato due mesi di sospensione per aver mostrato i calzini celesti di un magistrato, non stupisce che a me ne abbiano rifilati sei per aver osato parlare di Boffo dalla cintola in giù – ha detto Feltri -. Mi dispiace di non essere un prete pedofilo o almeno un semiprete omosessuale o un conduttore di sinistra, ma di essere semplicemente un giornalista che non può godere, quindi, della protezione del vescovi né diventare un martire dell’informazione».

Secondo il Consiglio dell’ordine lombardo, Feltri «ha attribuito falsamente al tribunale di Terni informazioni non vere relative al collega Dino Boffo violando gli articoli 2 e 48 della legge istitutiva dell’ordine e la n.69 del 1963 e la carta dei doveri del giornalista che prevede la pubblicazione di notizie vere e verificate, il dovere dell’attendibilità della fonte e la rettifica tempestiva in caso di notizie pubblicate inesatte». Vittorio Feltri si era difeso spiegando di aver scritto la verità parlando della condanna per molestie e che sul caso non era mai arrivata la smentita, dato che aveva provveduto lui stesso a rettificare dalle colonne del “Giornale”.

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