Bologna, parla il padre del piccolo Devid: “Se avessimo chiesto aiuto ci avrebbero tolto i figli”

Pubblicato il 11 Gennaio 2011 - 12:36 OLTRE 6 MESI FA

“Non è vero che viviamo in strada, che siamo dei vagabondi. Abbiamo una casa in affitto, 460 euro per un buco in via delle Tovaglie, abbiamo difficoltà economiche e facciamo i salti mortali ma non siamo dei pazzi che tengono due neonati al gelo senza curarsene”: Sergio Berghi, il padre del piccolo Devid, morto di freddo il 4 gennaio, intervistato dal Corriere della Sera si giustifica e spiega.

“Sono pronto a togliermi il pane da bocca per i figli ma non c’è lavoro. Claudia, la compagna, faceva assistenza agli anziani ma quando ha avuto la bimba ha smesso. A novembre ho fatto un lavoretto ma mi sono rimasti cento euro. I problemi ci sono ma non siamo barboni, abbiamo una casa dove stare”

Ma in quella casa i vicini dicono che non Sergio e Claudia non ci vivevano più. Avrebbero traslocato a settembre. Li hanno visti in giro per la città, alla stazione, in Sala Borsa. Non chiedevano soldi né aiuto. Fino al 4 gennaio.

“Abbiamo mangiato dalla mamma di Claudia e poi ci siamo avviati a piedi verso casa, racconta al Corriere. Ci siamo fermati in piazza Maggiore a salutare un amico e abbiamo visto che Devid era viola e giallo e respirava a fatica. Sono stato io a chiamare l’ambulanza. Nessun dottore ha parlato di freddo e stenti, ci hanno detto che è morto perché aveva il latte nella trachea. Siamo tornati a casa ma a mezzanotte ci hanno chiamato perché era gravissimo”.

Sugli aiuti è chiaro: “Nel 2007 abbiamo fatto richiesta per la casa popolare e stavamo preparando quella per l’assegno. Ma più di questo no, perché avevamo paura che ci togliessero i bimbi. Ma dalla morte di Devid nessuno dal Comune si è fatto vivo. Ora vorrei la casa popolare”.

[gmap]