Bologna, fa fumare hashish al figlio quattordicenne. Arrestato

BOLOGNA – E' accusato di avere fatto fumare hascisc al figlio 14enne un imprenditore bolognese di 42 anni, arrestato sabato scorso dai carabinieri dopo una denuncia della ex moglie, che ha saputo della vicenda dallo stesso ragazzino.

L'uomo, titolare di una piccola azienda di mobili, e' finito agli arresti domiciliari con le accuse di cessione di stupefacenti, aggravata dalla minore eta' della 'vittima', e continuata, perche' sarebbe avvenuta in almeno due occasioni. I militari lo hanno inoltre denunciato per il possesso della droga (circa 5-6 grammi di marijuana) e di tre pistole (due a tamburo e una lanciarazzi) che deteneva illegalmente, trovate nella sua abitazione di Ozzano Emilia.

La vicenda e' emersa alla fine dello scorso novembre, dalla denuncia presentata ai carabinieri dalla madre del ragazzo, una trentottenne che si sta separando dal marito, con il quale tuttavia era in buoni rapporti.

Una sera il figlio e' rientrato in anticipo, e da solo, da un aperitivo che avrebbe dovuto fare con il padre. Sconvolto e con difficolta' a parlare, ha confessato alla mamma di avere fumato uno spinello che gli era stato offerto dal genitore mentre camminavano per strada. La stessa cosa era successa anche tre giorni prima, sempre con il padre, in un centro commerciale. Per verificare il racconto del ragazzo, la sera stessa la donna gli ha fatto fare un 'drug test' in farmacia, che ha confermato l'assunzione di cannabinoidi, e a quel punto si e' rivolta ai carabinieri.

Le indagini coordinate dal Pm Lorenzo Gestri hanno portato, gia' pochi giorni dopo, a una perquisizione domiciliare a casa dell'imprenditore, e al sequestro della droga e delle pistole. L'uomo ha alle spalle qualche precedente per droga e denunce per guida sotto l'effetto di stupefacenti. Nei giorni scorsi e' arrivato il provvedimento di arresti domiciliari firmato dal Gip Alberto Ziroldi, che nella sua ordinanza evidenzia la ''assoluta gravita''' del comportamento del padre e la ''assenza della minima consapevolezza del disvalore dell'azione criminosa e di ogni remora nell'indurre il figlio all'uso di stupefacenti''.

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