Bologna. Si inventa di essere stata stuprata, adesso rischia accusa per calunnia

Non è stata violentata ma nemmeno aggredita, stordita con alcol e sequestrata per una notte. Si è inventata tutto la romena di 19 anni che il 21 giugno si è rivolta ai carabinieri della stazione Bertalia di Bologna, accusando tre connazionali. Per questo ieri i tre sono stati scarcerati con un’ordinanza del gip Pasquale Gianniti su richiesta del pm Giampiero Nascimbeni. Ora la giovane, che abita a Bologna, rischia un’accusa per calunnia.

Il fatto aveva creato allarme, anche perché, secondo la presunta vittima, il sequestro sarebbe avvenuto in pieno centro e poco dopo le 20. A smontare il suo racconto sono stati soprattutto i tabulati telefonici: il suo cellulare non si è mai agganciato a una cella del centro. Al contrario, lei disse di essere stata avvicinata dai tre la sera del 20 giugno in Strada Maggiore e poi costretta, dietro minacce di morte, a salire in macchina fino a un appartamento di Quarto Inferiore (Bologna) dove Liviu Terinte, di 37 anni, l’avrebbe violentata. Con l’uomo la giovane ha avuto una relazione durata qualche mese, ma pare che la storia non piacesse alla famiglia di lei.

Aveva aggiunto di essere stata legata, stordita e picchiata più volte prima dello stupro, e che gli altri due romeni (Stefan Badeanca di 45 anni e Sorin Pardos di 40) erano in macchina ma non in casa in quel momento. In realtà, come dimostra lo scambio di sms e telefonate tra lei e Terinte la sera del 20 giugno, i due si incontrarono al centro commerciale Lame, alla periferia di Bologna (entrambi i cellulari risultano in quella cella). Poi andarono a Quarto, dove hanno avuto un rapporto sessuale consensuale (era questa la versione di Terinte fin dall’inizio).

Inoltre, nella sua denuncia la ragazza aveva detto di non aver potuto chiedere aiuto quella sera, perché per un po’ gli era stato sequestrato il cellulare. Versione contraddetta dalle numerose e prolungate telefonate avute con la madre, il fratello e un amico proprio in quelle ore. Risentita qualche giorno fa dai carabinieri, la romena ha parzialmente modificato le accuse ma poi, inchiodata dai tabulati, si è limitata a dire che ha finto lo stupro per paura che Terinte facesse del male a lei e alla sua famiglia. Più credibile il sospetto che, avendo passato la notte fuori casa, temesse la reazione della madre. Di fronte ai nuovi indizi, il gip ha revocato la custodia cautelare in carcere ai tre, che erano stati accusati a vario titolo di violenza sessuale e sequestro di persona.

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