Omicidio-suicidio a Bologna, il legale del presunto assassino: “Non era uno stalker. Era la moglie a cercarlo”

Pubblicato il 7 Febbraio 2011 - 18:00 OLTRE 6 MESI FA

BOLOGNA – ”Sono rimasto particolarmente colpito e sorpreso da quello che è successo. Consideri che dal 21 di ottobre, il giorno cui venne arrestato, il signor Pistone non ha mai più cercato la moglie. Anzi avevamo già presentato e stavamo presentando documentazione che dimostra che dall’udienza di convalida in poi era stata la signora Azounid che lo aveva cercato per telefono quasi tutti i giorni e alcune volte anche 3-4 volte al giorno”. A raccontarlo all’ANSA l’avvocato Dario Sutera, che dall’estate scorsa difendeva Marcello Pistone, il quarantottenne che ieri, 6 febbraio, ha ucciso la moglie Ilham Azounid, marocchina di 32 anni, e il figlioletto Rashid, di due, per poi togliersi la vita con la stessa arma.

”Lei lo cercava perché era il marito – ha spiegato il legale – da cui non voleva stare lontana. Lo cercava come qualunque compagna cerca il suo compagno. Stavamo depositando anche trascrizioni di queste telefonate. La signora Azounid era stata avvisata che a sua tutela il signor Pistone avrebbe registrato queste telefonate, e lei, comunque, parlava in maniera normale e tranquilla. Venerdì scorso Pistone mi ha scritto per chiedermi un consiglio perché la moglie gli aveva chiesto di incontrarlo. L’appuntamento alle 16 del pomeriggio. Visto che lui era gravato dalla misura cautelare del divieto di frequentare i luoghi abitualmente frequentati dalla moglie lo chiamai e gli consigliai in tutte le lingue del mondo di non vederla. Lui mi disse: ‘Va bene avvocato non si preoccupi. Seguirò il suo consiglio’. Come peraltro da quando io l’ho assistito aveva sempre fatto, aveva sempre seguito i miei consigli, si era sempre voluto difendere”.

”Quello che è successo ieri mi ha lasciato di stucco – ha ribadito Sutera -. Non capisco come una persona che ha sempre voluto difendersi in questi mesi (abbiamo fatto una marea di indagini difensive insieme) abbia avuto un raptus così. Pure il fatto che avesse un’arma mi ha sorpreso, anche se lui nel 2007 ha lavorato come guardia giurata qui a Bologna. Comunque, anche i colleghi del mio studio sono rimasti particolarmente spiazzati, perché in questi mesi avevano cominciato a conoscerlo. Quando veniva era molto contento del lavoro che stavamo facendo ed era, tutto sommato, una persona cordiale e cortese. Mai è capitato un momento in cui si alterasse”.

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