Tasse, l’Agenzia delle Entrate difende Bosch: “Tutto regolare”

ROMA – Doveva versare al Fisco italiano 1400 milioni di euro. Ne ha versati 300 milioni. Il caso Bosch, la multinazionale tedesca che dal 1997 non ha pagato le tasse in Italia, è però perfettamente rispettoso delle leggi di casa nostra. Lo dice Carlo Palumbo, direttore della direzione generale dell’Agenzia delle Entrate in Lombardia. In pratica il Fisco aveva fatto i conti sommando gli anni di tasse non pagate dal 1997, più sanzioni e interessi, arrivando alla cifra-monstre di 1400 milioni. La multinazionale sosteneva però di aver pagato le tasse, ma al fisco tedesco. La procura di Milano non ha in realtà formulato un’imputazione, tuttavia, per paura di estenuanti strascichi penali e tributari, Bosch si è decisa a trovare un compromesso con l’Agenzie delle Entrate. E così l’azienda ha pagato molto meno del previsto, mentre il Fisco in compenso ha preferito incassare poco ma subito.

Ora l’Agenzia stessa ribadisce la regolarità della cosa: “La somma di 307 milioni di euro, già interamente versata, è stata definita mediante accertamento con adesione, un procedimento previsto dalla normativa vigente che consente al contribuente, attraverso un contraddittorio con l’Agenzia delle Entrate, di produrre nuovi atti e documenti a proprio favore, sconosciuti all’Amministrazione. Nei casi di accordo tra l’Agenzia e il contribuente la legge prevede la riduzione delle sanzioni pari a un terzo del minimo, perché viene evitato il contenzioso fiscale, lungo e dispendioso per lo Stato”.

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