Bresso, 2 nuovi casi di legionella. Sotto accusa piscina e lavori all’acquedotto

Bresso, 2 nuovi casi di legionella. Sotto accusa piscina e lavori all'acquedotto
Bresso, 2 nuovi casi di legionella. Sotto accusa piscina e lavori all’acquedotto

BRESSO (MILANO) –  E’ ancora allarme legionella a Bresso (Milano), dove sono stati registrati due nuovi casi, portando il totale ad otto in poco meno di tre mesi, tra cui anche un caso mortale. Ignota la causa, ma al momento si ipotizza possa essere legata alla piscina comunale, dove avrebbe fatto la doccia il primo malato, o ai lavori all’acquedotto.

Le ultime due persone ricoverate sono due uomini sessantenni, uno entrato al Bassini di Cinisello il 29 dicembre, l’altro all’ospedale di Sesto il 30 dicembre, scrive Ferdinando Baron sul Corriere della Sera. Le condizioni di salute dei due uomini non sembrano preoccupanti, ma l‘emergenza resta alta, tanto che la Asl di Milano ha iniziato una nuova serie di campionamenti e il sindaco ha mantenuto in vigore l’ordinanza che impone di alzare a 65 gradi la temperatura dell’acqua calda sanitaria.

E’ ancora da capire da dove possa aver avuto origine il batterio. Al momento, scrive il Corriere della Sera, l’ipotesi più probabile resta quella che riguarda i lavori effettuati in estate all’acquedotto pubblico, che avrebbero favorito la diffusione del batterio, normalmente presente nell’acqua ma in quantità innocue per la salute.

Scrive Baron:

“Altra sospettata è ora la piscina comunale (soprattutto le docce), in gestione ad una società privata, impianto di cui uno dei malati sarebbe stato un frequentatore. Dopo i casi di ottobre, tuttavia, l’amministrazione comunale aveva incontrato i responsabili della piscina come quelli di altre strutture pubbliche e private dove si utilizza l’acqua per lavoro (ad esempio la residenza per anziani, parrucchieri, estetisti, lavanderie). E tutti si erano detti disponibili a operazioni di sanificazione e di pulizia straordinaria di macchinari e tubature.

Nel frattempo gli abitanti di Bresso dovranno continuare con lo «shock termico», vale a dire lavarsi con acqua a 65 gradi (in realtà bisogna farla scorrere un po’ e poi si può «raffreddare» e lavarsi), pulizia di bocchettoni delle docce e di rubinetti, per i condomini anche monitoraggio degli impianti con analisi periodiche dell’acqua. L’unico denominatore comune dei sei casi precedenti, infatti, sarebbe solo la presenza dell’impianto di riscaldamento centralizzato, seppure i malati abitavano in condomini diversi e in strade diverse. Negli ultimi due episodi, tuttavia, l’acqua calda è fornita da impianti autonomi”.

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