Brigandì (Lega) condannato: niente assegni di mantenimento alla figlia

ROMA – Confermata, dalla Cassazione, la multa di 12.200 euro – per non aver versato per due anni l'assegno di mantenimento alla figlia minorenne – a carico del leghista Matteo Brigandì, l'avvocato decaduto lo scorso aprile dall'incarico di consigliere al Consiglio superiore della magistratura per conflitto di interessi (non si era dimesso per tempo da amministratore della 'Fin Group', la holding del 'Carroccio').

Senza successo Brigandi' ha sostenuto in Cassazione che la sua ex moglie, medico dentista, era più ricca di lui e ben poteva provvedere alle esigenze della ragazzina dal momento che lui era indebitato. Inoltre Brigandì ha aggiunto, per scrollarsi la responsabilità di essere venuto meno agli "obblighi di assistenza materiale" per non aver versato l'assegno di circa 425 euro fissato dal giudice, di essersi comportato così nel "tentativo di assecondare la volontà della figlia intenzionata a troncare ogni rapporto con lui".

Nessuno di questi argomenti ha fatto breccia in Cassazione che, con la sentenza 35520, ha rilevato come "l'obbligo di provvedere al mantenimento della minore" non viene meno "in presenza di atteggiamenti conflittuali da parte della figlia". Quanto alla agiatezza della ex moglie, i supremi giudici hanno osservato che "l'obbligo di contribuire al mantenimento dei figli grava su entrambi i genitori, per cui il reato è configurabile anche quando al mantenimento vi provveda in tutto o in parte l'altro genitore con i proventi del proprio lavoro".

E' stata così convalidata la sentenza emessa, nel dicembre del 2010, dalla Corte di Appello di Torino che aveva condannato Brigandi' a due mesi di reclusione e 200 euro di multa, sostituita con la multa di 12.200 euro, pena sospesa dalla condizionale.

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