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Bruno Limido e Antonio Rosati arrestati. Accusa: maxi frode fiscale da 63 mln

di Emiliano Condò |30 Ottobre 2014 8:00

L’ex calciatore Bruno Limido

MILANO –  Bruno Limido, ex calciatore della Juventus e del Varese, e l’ex vicepresidente del Genoa, Antonio Rosati, sono stati arrestati assieme ad altre 6 persone, tra cui l’ex ad del Varese calcio, Enzo Montemurro, nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Milano, su una presunta maxi-frode fiscale da 63 milioni di euro.

Stando ai risultati delle indagini del Nucleo di polizia tributaria della Gdf, riportati dal Gip Franco Cantù Rajnoldi nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, sarebbe stata realizzata nei settori della logistica, dei trasporti e del facchinaggio attraverso una rete di cooperative.

Nella mattinata di mercoledì 29 ottobre  i finanzieri  hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nell’ambito dell’inchiesta coordinata dal pm Carlo Nocerino a carico di 8 persone per associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale, tramite l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per circa 250 milioni di euro.

Contestualmente sono stati sequestrati beni e disponibilità finanziarie per oltre 63 milioni di euro. Tra gli arrestati figura Bruno Limido, 53 anni, ex centrocampista del Varese e dell’Avellino che ha giocato per una stagione, nei primi anni ’80, nella Juventus. Il presunto “dominus” del sistema illecito, secondo l’accusa, sarebbe stato Antonio Rosati, ex presidente del Varese Calcio ed ex vicepresidente del Genoa, che avrebbe svolto il ruolo di “amministratore di fatto” del consorzio ‘Expojob’, ora una spa specializzata nella gestione di insediamenti logistici ed industriali.

Limido, è l’ipotesi degli investigatori, sarebbe stato anche lui una sorta di amministratore di fatto e mediatore. Tutti gli arrestati, tra cui anche Montemurro, erano o dipendenti o amministratori di fatto del consorzio o della decina di cooperative che facevano capo a ‘Expojob’. Secondo le indagini, il consorzio riusciva a vincere appalti con imprese private per far lavorare le cooperative perché queste ultime potevano offrire prezzi più bassi. E potevano farlo perché non versavano né le imposte dovute né i contributi ai dipendenti. Sarebbe stato accertato, dunque, un “articolato sistema di frode fiscale” nei settori della logistica, facchinaggio, trasporto su strada e servizi alle imprese.

L’inchiesta è nata da un’attività svolta dall’Agenzia delle Entrate – Ufficio Centrale Antifrode e si è sviluppata, come spiega la Gdf, “attraverso un modello investigativo sperimentale, promosso dalla Procura di Milano in materia di contrasto ai fenomeni di evasione fiscale, contributiva ed intermediazione e collocamento fraudolento di manodopera, che vede coinvolti anche INPS e Direzione Territoriale del Lavoro”.

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