Buche a Roma, appalti pilotati con mazzette e materiali scadenti: c'è anche il danno erariale Buche a Roma, appalti pilotati con mazzette e materiali scadenti: c'è anche il danno erariale

Buche a Roma, appalti pilotati con mazzette e materiali scadenti: c’è anche il danno erariale

ROMA – Appalti concessi alle solite ditte grazie a mazzette e interventi realizzati con materiali scadenti: nell’inchiesta sulle buche sulle strade di Roma si profilano anche questi due dettagli. E spunta il danno erariale.

Mentre l’aspetto penale dell’inchiesta si definisce, con 18 indagati e quattro funzionari comunali già condannati, scatta anche l’inchiesta contabile, spiega il Messaggero. Nel mirino degli inquirenti ci sono i dipendenti pubblici che, per anni, avrebbero assegnato commesse a ditte amiche, con un uso frequente di procedure negoziate e senza badare alla qualità dei materiali utilizzati e dell’esecuzione dei lavori.

Spiega il quotidiano romano:

I lavori sono stati realizzati da un ristrettissimo numero di imprese che, dopo aver vinto le gare allungando tangenti, hanno risparmiato sui materiali utilizzati, usando prodotti scadenti e mandando in fumo investimenti ingenti. Per i funzionari corrotti di Roma Capitale, finiti in manette nel dicembre 2015, le prime sentenze sono arrivate nel giugno dello scorso anno. Paolo Fornaciari e Doriano Carbonari sono stati condannati in abbreviato a 2 anni e 8 mesi di reclusione. Francesco Pantaleo ha patteggiato a 1 anno e 9 mesi.

Secondo l’accusa i funzionari invece di supervisionare i lavori di manutenzione stradale, avrebbero “favorito l’imprenditore Luigi Martella e il suo braccio destro Alessio Ferrari in cambio di mazzette”. Anche il funzionario Stefano De Angelis è stato condannato a cinque anni con l’accusa di aver intascato oltre centomila euro di tangenti.

Sono ben 33 le gare sospette finite sotto la lente degli inquirenti e dei magistrati contabili, per un valore totale che supera i 16 milioni di euro. I carabinieri hanno stimato un giro complessivo di tangenti che sfiora i 670mila euro.

Come funzionava il sistema, lo ha spiegato uno degli imprenditori indagati durante un’interrogatorio:

“Al Simu (Dipartimento Sviluppo Infrastrutture e Manutenzione Urbana, ndr) via Petroselli è un vero sistema. Il progetto dell’appalto viene scritto con dei margini piuttosto larghi. Cosicché possono dire: puoi guadagnarci tu e posso guadagnarci io. Se non accetti ti rimandano indietro i lavori. Poi, si risparmia sia sullo spessore dell’asfalto impiegato che sulle modalità di messa in posa dei sampietrini”.

 

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