Bullismo tra quindicenni: “Paga, spaccia o ti picchiamo”

di redazione Blitz
Pubblicato il 6 Marzo 2016 - 13:47 OLTRE 6 MESI FA
Bullismo tra quindicenni: "Paga, spaccia o ti picchiamo"

Bullismo tra quindicenni: “Paga, spaccia o ti picchiamo” (Foto d’archivio)

TORINO – Bullismo in provincia di Torino, tra Rivara e Chiasso. Un ragazzino di 15 anni è stato costretto da due coetanei, compagni della scuola superiore, a pagare fino a 2.500 euro per non essere picchiato. E quando non ha potuto più pagare i suoi taglieggiatori questi gli hanno detto di andare a spacciare hashish. 

E’ stato a quel punto, racconta il quotidiano La Sentinella del Canavese, dopo tre mesi di angherie e minacce, che il ragazzino è andato a confessare tutto ai genitori. E questi hanno subito sporto denuncia. 

I due quindicenni sono stati raggiunti da un provvedimento del tribunale dei minori di “obbligo di permanenza a casa”: per tutta la durata della misura i due ragazzi non potranno uscire di casa nemmeno per andare a scuola o per frequentare le attività sportive.

Racconta la Sentinella del Canavese:

“Una storia di bullismo che ha avuto come sfondo la provincia di Torino. Anche la vittima ha quindici anni e frequenta la stessa scuola superiore degli altri. Per mesi, da dicembre a febbraio, ha dovuto versare con cadenza settimanale una specie di «assicurazione» contro le percosse. In tutto, a conti fatti, circa 2.500 euro. Prelevati in casa di nascosto, dal barattolo in cui papà e mamma custodivano le banconote per le spese spicciole. La quota dovuta agli aguzzini, però, cresceva ad ogni occasione, ed era arrivata a toccare i 500 euro. Troppo.

Il ragazzo non riusciva più a racimolare il denaro. I due piccoli estorsori, così, hanno pensato di trasformarlo in pusher: spaccia dell’hashish e dacci il ricavato. Ed è stato allora che la vittima ha trovato la forza di confidarsi con i genitori, i quali, in seguito, si sono rivolti ai carabinieri. Chi si è occupato del caso dice che non si tratta di una vicenda di emarginazione o di disagio sociale. Le famiglie dei protagonisti vengono definite «benestanti». Quando sono state portate a conoscenza della situazione si sono dette disponibili a risarcire integralmente il danno.

(…) All’inizio, alla vista dei militari, i ragazzini hanno tentato di fare i duri. Ma hanno cambiato atteggiamento rapidamente. E davanti al giudice Maria Grazia Devietti hanno confessato tutto, dicendosi «dispiaciuti». Su richiesta del pm Valentina Sellaroli, il magistrato ha disposto anche il divieto di frequentare la scuola e le attività sportive per tutto il periodo della permanenza in casa”.