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Il business del cemento marcio: case, scuole, strade, l’Italia poggia su piedi d’argilla

di giannattasio |28 Aprile 2010 12:30

Si chiama “cemento depotenziato”, nella sua miscela ci sono più acqua e sabbia che cemento stesso. Un materiale taroccato, al centro di un giro sempre più vasto che coinvolge mafia e imprenditoria in tutta Italia. Un sistema sempre più utilizzato nelle grandi opere del nostro Paese, che non risparmia strutture pubbliche, ospedali e strade, mettendo ogni giorno a rischio la vita di milioni di persone.

La “cupola” del cemento. Nell’inchiesta della Dda di Caltanissetta che ieri 27 aprile ha portato all’arresto di personaggi di spicco di Cosa Nostra come i boss Piddu Madonia e Francesco la Rocca ma anche del capo area dell’azienda bergamasca “Calcestruzzi s.p.a”, è racchiuso l’ultimo drammatico intreccio tra imprese e malavita organizzata, con reati che vanno dall’associazione illecita alla frode in pubblica fornitura e alla truffa.

Un giro di guadagni ottenuti dall’impasto scadente che ha portato anche all’accumulo di fondi neri. Un business sempre più frequente, non solo in Sicilia, che parte dal laboratorio in cui si costituisce la miscela da utilizzare nelle costruzioni e arriva a toccare l’incolumità della gente, come dimostra anche il rapporto che sta per essere messo a punto in questi giorni da Legambiente, dal titolo “Ecomafie 2010”.

“I campioni falsi”. I passaggi sono semplici, anche se le inchieste in questo settore risultano sempre più complesse e le truffe sempre più difficili da individuare. Il calcestruzzo è  un impasto di sabbia e ghiaia, cemento e altri materiali. L’impasto in laboratorio può cambiare: maggiore è la qualità più alto il costo. Un’equazione che i costruttori ribaltano a proprio vantaggio: materiale scadente, meglio se completamente taroccato, uguale costi ridotti all’osso e guadagni assicurati. Una truffa messa a punto poi nell’ultimo passaggio dell’azione criminale, ovvero quello dei campioni falsi. Dal laboratorio, infatti, la contraffazione del materiale cede poi il passo alla sostituzione dei cosiddetti “campioni”. Il calcestruzzo viene controllato in laboratorio con “prove da sforzo” per accertarne l’affidabilità ed è lì che si portano alla verifica cubetti campione con una miscela completamente diversa da quella che verrà realmente utilizzata nella futura costruzione. Cubetto perfetto, dunque, ma struttura a rischio crollo.

“E’ impossibile controllare la gittata di cemento di ogni cantiere – spiega il capitolo del documento di Legambiente dedicato al “Cemento scarso” – gli specialisti sono lesti nel fabbricare i cubetti destinati alle prove di resistenza, che differiscono dalla reale miscela utilizzata nei cantieri”.

Opere pubbliche in tutta Italia. Ma la truffa del calcestruzzo depotenziato, che ha il suo “regno” in Sicilia, con aziende che moltiplicano il proprio giro d’affari del 1000 per cento l’anno, vive e si alimenta in tutta Italia. L’ultimo caso si è registrato in Trentino, dove l’ospedale di Mezzolombardo è stato sgomberato perché il calcestruzzo aveva una resistenza di 40 chili per centimetro quadro anziché 250 e le pareti sopportavano carichi di 4 volte superiori al limite consentito. Una tragedia evitata, almeno questa volta. Non è stato lo stesso a l’Aquila, dove il crollo della casa dello studente a seguito del terremoto del 6 aprile scorso ha causato la morte di otto ragazzi. Anche lì per i magistrati le inefficienze strutturali partirebbero dalle prime fasi di costruzione della struttura, per giungere poi alle ristrutturazioni più recenti.

In Sicilia sarebbero poi decine le opere pubbliche nel mirino degli inquirenti: gli aeroporti di Palermo e Trapani, secondo gli inquirenti costruiti con materiale scadente e calcestruzzo depotenziato, il lungomare di Mazara del Vallo, il palazzo di Giustizia di Agrigento, sequestrato dopo 20 anni di lavori. In Molise, la Termoli-San Vittore è chiamata la “statale dai piedi d’argilla”.

Strutture marce dentro e a volte apparentemente stabili fuori, che potrebbero sgretolarsi sotto il loro stesso peso o alla minima sollecitazione. “Di casi come questi, è l’allarme di Legambiente, potrebbe essere pieno il Paese”.

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