Caccia, morte Orlando: errore in battuta

È stato un errore fatale a provocare, ieri, la morte di Giuseppe Orlando durante la battuta di caccia al cinghiale nella riserva privata all’interno della tenuta di caccia dei conti Della Gherardesca, a Castagneto Carducci (Livorno).

Orlando, figlio della contessa Sibilla, era il capo caccia della battuta. Prima di scendere dalla sua posta di caccia avrebbe comunicato alla radio i suoi spostamenti, ma avevano la ricetrasmittente, oltre a lui, solo i battitori e i guardacaccia. Mentre ne erano sprovvisti gli altri cacciatori.

Oggi i carabinieri del reparto operativo hanno effettuato un ulteriore sopralluogo nella zona dell’incidente che ha confermato la ricostruzione dei fatti già emersa ieri: Orlando è sceso dal palchetto dopo averlo comunicato per radio per avvicinarsi a un animale ferito ed è stato raggiunto da un colpo alle spalle che l’ha ucciso all’istante sparato da un amico di una posta vicina, un fiorentino ora indagato per omicidio colposo.

Il cacciatore tuttavia, pur avendo ammesso di avere sparato, ha raccontato ai militari di non essersi accorto di averlo colpito. Secondo quanto è emerso, verosimilmente, Orlando avrebbe comunicato per radio le sue mosse ai battitori (ovvero il personale incaricato di spingere i cinghiali verso l’asse di tiro), ma nessuno degli altri cacciatori vicini a Orlando si è accorto delle sue mosse e hanno continuato a fare fuoco.

Spetterà agli investigatori stabilire chi ha sbagliato: se ci sia stato o meno un difetto di comunicazione tra la vittima e i battitori, o tra questi e gli altri cacciatori che occupavano le poste di caccia vicine a quella di Orlando.

Domani sul corpo della vittima sarà eseguita l’autopsia, anche se gli inquirenti sono convinti che l’esame confermerà la ricostruzione già fatta.

Per ulteriore scrupolo sarà effettuata anche una perizia balistica sui cinque fucili che sono stati sequestrati, ma i carabinieri non hanno dubbi che a uccidere l’imprenditore sia stato il colpo sparato dal fucile del fiorentino già iscritto nel registro degli indagati.

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