Tra caldo, siccità e maltempo, l’Italia è costretta ancora una volta a far fronte al cambiamento climatico. La torrida estate lascia a secco fiumi e laghi, con il Po che – ammettono gli esperti – “non esiste più”. Almeno nella sua accezione di “grande fiume” d’Italia. Grande preoccupazione, poi, sulla costiera romagnola dove è stata vietata temporaneamente la balneazione in 28 punti per la presenza del batterio escherichia coli. Come se non bastasse, a preoccupare è anche la situazione maltempo con i comuni del Bresciano alle prese con torrenti straripati e bombe d’acqua “disastrose”. Come le ha definite il sindaco di Niardo, uno dei centri più colpiti dalle piogge torrenziali insieme con Braone.
Caldo, siccità e ancora incendi
Il Carso, invece, non riesce a liberarsi dell’incubo incendi. A dieci giorni dal primo focolaio continuano ad aprirsi nuovi fronti, che in sindaco di Gorizia non esita a denunciare “dolosi”. Disposte nuove evacuazioni e la situazione, avverte la Protezione Civile, è destinata a peggiorare ancora.
Sul fronte siccità a preoccupare maggiormente, dunque, è il Po la cui portata – spiega l’Osservatorio Anbi sulle risorse idriche – “è vicina alla drammatica soglia psicologica dei 100 metri cubi al secondo”. Contestualmente, poi, la risalita del cuneo salino sfiora i 40 chilometri dalla foce del Po di Goro durante l’alta marea. “Nel Nord Italia – spiega il presidente di Anbi, Francesco Vincenzi – è una condizione di siccità finora sconosciuta ed è evidente che non basterà qualche temporale a riportare in equilibrio il bilancio idrico”. “Il bilancio idroclimatico, calcolato da inizio ottobre, è ovunque sensibilmente inferiore alle medie – spiega l’autorità Distrettuale del Po -, tra i più bassi degli ultimi 60 anni, e l’acqua disponibile nei terreni è ormai esaurita”.
Dalla siccità alle bombe d’acqua
Situazione differente nel Nord Italia che si trova letteralmente spaccata in due. Nel Bresciano una “bomba d’acqua” ha travolto i paesi dell’Alta Val Camonica, dove è esondato anche il torrente Re. I comuni di Braone e Niardo sono stati evacuati e gli abitanti accolti in una palestra e in un oratorio. Tre persone sono rimaste ferite, con alcune strade rimaste chiuse per tutta la notte. “E’ come l’alluvione del 1987, quando morirono cinque persone”, le parole dei cittadini che già dalla mattina si sono organizzati per spalare il fango nelle strade.