ROMA – Quando riceviamo chiamate telefoniche da un call center non meglio identificato che ci propone questa o quella promozione è bene stare in guardia, misuriamo le parole: soprattutto, mai dire “sì”, nemmeno se ci chiedono conferma sul nostro nome. Potrebbe essere un call center falso, il cavallo di Troia di una truffa telefonica ai nostri danni, truffa congegnata ad arte per rubarci soldi per un servizio premium mai richiesto, per estorcerci informazioni sensibili sui nostri dati.
Quel “sì” sarà usato contro di te. Perché con quel “sì” che abbiamo concesso con troppa facilità – magari perché presi per stanchezza o esasperazione – avremo fornito al ladro che si nasconde dietro l’operatore di call center l’arma per fregarci: un “sì” che sarà registrato e utilizzato per dare la nostra risposta affermativa ad altre domande, più compromettenti dal punto di vista dei soldi. I nostri.
Per i truffatori è infatti un gioco da ragazzi realizzare un montaggio audio per iscriverci a servizi che non ci siamo mai sognati di richiedere. Quel “sì” ci condanna: magari la domanda era “mi sente?”, oppure “lei è utente di tal gestore di energia?”. Se poi l’operatore ci chiede di confermare i nostri dati invitandoci a ripeterli per non creare confusione, facciamoli dire a lui: un operatore vero non avrebbe mai fatto quella richiesta, quello falso attaccherà subito.
In genere il consiglio è di rimanere evasivi, evitare di dire “sì” sostituendolo con un “giusto” o con un “ok”. Quando ci sarà da dire un “sì” a un call center vero ce ne accorgeremo: c’è infatti una procedura standard, con doppia lettura, un po’ noiosa ma sicura.