Camilliani, da “scuola di carità” al rapimento per soldi

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Renato Salvatore

ROMA – Il superiore dell’ordine dei Camilliani che vuole essere rieletto. Un commercialista, già entrato in altre inchieste giudiziarie, che briga per farlo rieleggere e mantenere così i suoi interessi nella gestione degli ospedali dell’Ordine. Una “trappola” per sequestrare due preti avversi, quelli che potrebbero con il loro voto far sfumare la rielezione di padre Renato Salvatore. Convocati da due finanzieri complici per approfondimenti su fatti veri, ovvero una gestione opaca dei suddetti ospedali dell’ordine. Dietro l’arresto, avvenuto mercoledì, di padre Salvatore si nasconde una storia di Chiesa e potere che gira, soprattutto, intorno ai soldi. Il tutto in una congregazione nota come “scuola di carità per coloro che condividono il compito di assistenza agli infermi”.

Il 13 maggio scorso nella Casa del Divin Maestro ad Ariccia, Roma, si vota per eleggere il superiore dell’ordine dei Camilliani. Da una parte padre Salvatore, che punta alla rielezione, dall’altra un candidato “alternativo”, padre Monks. Il sequestro viene studiato per evitare che i due sacerdoti prendano parte a quella votazione, dando il loro sostengo a padre Monks. E così Oliverio, interessato alla gestione degli ospedali dell’ordine soprattutto in Campania e Sicilia, avrebbe messo, secondo l’accusa, in piedi il finto sequestro. I due prelati vengono bloccati da veri agenti della Finanza per un controllo di polizia giudiziaria.

E qui emerge una storia nella storia. Oliviero raccoglie informazioni sui due sacerdoti da sequestrate, padre Rosario Messina e padre Antonio Puca: “In un sms Mulasso (Antonio, lavora nll’ospedale di Casoria, ndr) dà notizie sui beni immobili che padre Messina potrebbe avere acquistato con i proventi delle attività illecite e fittiziamente intestate a tale Ferrara Luisa, farmacista, che sarebbe a lui legata da una relazione sentimentale”.

 

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