Camorra, Antonio Iovine: “Ho commesso tanti omicidi che non li ricordo tutti”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 7 Giugno 2014 - 14:26 OLTRE 6 MESI FA

Camorra, Antonio Iovine: "Ho commesso tanti omicidi che non li ricordo tutti"ROMA – Il pentito Antonio Iovine ha detto al om Antonello Ardituro: “Ho commesso tanti omicidi, non li ricordo tutti”. Iovine viene sentito in teleconferenza al processo davanti al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) in cui è imputato, tra gli altri, l’ex sindaco di Villa Literno (Caserta) Enrico Fabozzi.

“Fui affiliato al clan dei casalesi con la pungitura nel 1985, lo stesso giorno dell’omicidio Di Nuvoletta – dice – Ad affiliarmi furono Antonio Bardellino e Vincenzo De Falco. Mi punsero un dito e fecero cadere alcune gocce di sangue su un santino. Pronunciai un giuramento le cui parole esatte non ricordo, ma nel quale mi impegnavo a non tradire il clan”.

Iovine in Aula si è soffermato in particolare sul primo omicidio al quale prese parte, quello di Ciro Nuvoletta, fratello del boss di Marano (Napoli), Aniello. L’omicidio, ha spiegato Iovine, rientrava nello scontro tra i mafiosi corleonesi, alleati dei Nuvoletta, e il gruppo dei casalesi. I siciliani avrebbero voluto che Antonio Bardellino uccidesse Tommaso Buscetta, ma Bardellino si rifiutò: per questo motivo, ha aggiunto Iovine, egli stesso fu poi assassinato in Brasile.

Imprenditori nel casertano. “All’inizio – racconta – noi non li cercavamo; aspettavamo che facessero i loro passi per gli appalti dopo di che li interpellavamo. Poi furono loro a scegliere noi: ognuno cercava un riferimento con qualcuno di noi”.

Spartacus. Ogni mese, secondo il suo racconto, Iovine poteva contare su centomila euro per pagare spettanze ai suoi affiliati e per soddisfare le esigenze personali. Il boss provvedeva a retribuire le famiglie degli affiliati detenuti; un compenso maggiore andava a quelli detenuti in regime di carcere duro. Il sistema, ha spiegato Iovine, si incrinò tuttavia nel 2010 dopo la sentenza di appello Spartacus, quando il clan subì una frammentazione.

“Non ho mai avuto nessun tipo di problema per l’appartenenza politica dei sindaci – conclude – anzi, la posizione politica dei sindaci era per noi ininfluente. Lo sapevano anche i bambini che a San Cipriano d’Aversa, il vero sindaco era ‘Peppinotto’, ovvero il nostro Giuseppe Caterino”.