Camorra e mafia cinese si “spartivano” l’Esquilino a Roma

ROMA – Un alleanza tra camorra e mafia cinese per spartirsi l’Esquilino a Roma era attiva già dal 2006. Il pentito Salvatore Giuliano lo ha raccontato al prefetto Giuseppe Pecoraro: “Volevo trapiantare la camorra di Napoli ufficialmente, diciamo sotto il mio nome coi miei compagni e stabilirci a Roma”. Il capo cinese è “Anna”, mai identificata durante le indagini. Per stringere il patto con Giuliano 4 clan cinesi hanno trovato un’intesa tra loro.

Giuliano ha raccontato: “Inizialmente i cinesi dovevano pagare per forza un loro capo, che era un cinese. Quando siamo subentrati noi abbiamo preteso che questo pagamento venisse fatto direttamente a noi. Inizialmente ci sono stati contrasti, abbiamo avuto delle riunioni con i cinesi, poi ci sono stati degli incontri con altri cinesi importatori di abbigliamento. In quella zona stavano 3 o 4 gruppi, in guerra anche tra di loro. Poi abbiamo preso in mano la situazione, non è che hanno accettato facilemente”.

Ma il giro di affari alla fine è decollato come spiega Giuliano: “Si liberava un appartamento, lo prendevamo e poi lo si cedeva, di solito sempre a cinesi perché erano quelli che pagavano di più e subito. Un negozio ci si poteva ricavare700-800 mila euro in contanti. Darlo a un italiano non era così”. Un giro d’affari che in un anno ha visto affittati tra i 300 e i 400 appartamenti all’Esquilino, oltre agli alloggi venduti. Un perfetto piano di spartizione del colle di Roma che ora vede Giuliano in prigione ed Anna, la capogruppo dei clan cinesi, libera e non identificata.

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