Camorra, uno scontro tra zio e nipote dietro i 28 arresti per droga nel napolentano

Pubblicato il 5 Luglio 2010 - 16:06| Aggiornato il 17 Aprile 2020 OLTRE 6 MESI FA

Zio e nipote schierati su fronti opposti nella guerra per il controllo dello spaccio a Fuorigrotta: in questo contesto maturarono i delitti che insanguinarono la zona flegrea nel settembre del 2005 tra cui l’omicidio di Salvatore Staiano. Lo scenario viene fuori dalla indagini dei carabinieri che hanno portato oggi all’arresto di 28 persone, ritenute affiliate ai clan Iadonisi e Bianco.

Salvatore Staiano, secondo quanto emerso dalle indagini, era intervenuto per far riconciliare Giuseppe Iadonisi, capo di una delle due fazioni e poi assassinato, con il nipote Cosmo Iadonisi, schierato invece con il gruppo di Antonio Bianco. Cosmo Iadonisi, però, gli tese una trappola: gli diede un appuntamento a Quarto con il pretesto di vendergli un chilo di droga a un prezzo molto conveniente. Mentre veniva discusso l’affare, Iadonisi gli sparò a bruciapelo dalla vettura nella quale si trovava.

Staiano era andato all’appuntamento nonostante i familiari lo avessero pregato di non farlo, poiché sospettavano un inganno. Questo il racconto che la sorella dell’ucciso ha fatto ai carabinieri, contenuto nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Marcella Suma, su richiesta del pm Luigi Alberto Cannavale: ”Questo appuntamento era oggetto di discussione nella nostra famiglia già da alcuni giorni, infatti a nulla è servito il nostro sforzo a farlo desistere dal presentarsi, poiché le modalità con le quali gli avevano proposto l’affare lasciavano intuire una possibile trappola. Infatti affermava di voler acquistare dello stupefacente a 25.000 euro al chilo. Tale prezzo appariva troppo basso per ritenerlo verosimile”.

Per mettere fine agli scontri, il gruppo capeggiato da Antonio Bianco propose una spartizione degli ambiti di competenza: avrebbe controllato lo spaccio della droga, lasciando ai rivali il settore delle estorsioni, come si evince da una conversazione intercettata; a parlare e’ Ciro Mercurio, uno dei destinatari della misura cautelare: ”Noi possiamo fare pure una cosa: ci sediamo, allora fai una cosa… tu piangiti le fatiche, le estorsioni e le cose, e noi facciamo le piazze di commercio (piazze di droga, ndr.). Altrimenti leva da mezzo queste estorsioni, non è per la casa nostra l’estorsione: noi ci stiamo buscando i soldi sopra un altro campo, non estorsioni, e non andiamo carcerati. Vogliamo andare carcerati per droga”.