Campania, Veneto e Liguria rischiano lockdown da domenica Campania, Veneto e Liguria rischiano lockdown da domenica

Campania, Veneto e Liguria: Regioni gialle che rischiano lockdown da domenica

Inserite tra le Regioni gialle nonostante numeri di contagi e terapie intensive non proprio felicissimi, ora Campania, Veneto e Liguria rischiano il lockdown.

Passare dalla zona gialla a quella arancione o peggio ancora a quella rossa, andando di fronte ad un lockdown morbido: Liguria, Veneto e Campania se la rischiano. Come mai? 

E’ tutta una questione di numeri. Il monitoraggio della Cabina di regia dell’Istituto superiore di sanità, utilizzato dal governo per adottare le nuove misure di limitazione, si riferisce infatti a molti giorni fa. Cioè alla settimana tra il 19 e il 25 ottobre. Presto, comunque entro domenica, ne verrà fatto un altro, con i numeri più recenti. Numeri che sono cambiati, in peggio.

Il Veneto al momento è tra le regioni gialle con riserva. Così come la Liguria non è diventata già zona arancione perché i suoi dati non sono completi. “Considerando l’imminente rivalutazione del rischio su dati aggiornati alla settimana 26 ottobre-1 novembre 2020 – è scritto nell’ultimo verbale della Cabina di Regia – si ritiene di attenzionare in particolare queste Regioni per una definizione aggiornata e puntuale del livello di rischio”.  Se i dati saranno peggiori scatterà il salto di livello.

E la Campania diventerà arancione come voleva De Luca?

Come spiega Repubblica, per quanto riguarda la Campania, molti si sono sorpresi di non trovarla tra le Regioni arancioni, visto che nelle ultime settimane ha avuto grande crescita della diffusione del virus e ospedali in difficoltà. Pure nel suo caso a breve potrebbero esserci delle novità, anche perché nel monitoraggio è stata richiamata per l’invio di molti dati incompleti, in particolare sui ricoveri.

I 21 indicatori per stabilire le aree di rischio in Italia

I nuovi casi settimanali in primis, ma anche l’indice Rt, la capacità in termini di posti letto in terapia intensiva, i tamponi fatti, l’efficacia nella raccolta e nella trasmissione dei dati. Sono alcuni dei 21 indicatori, divisi in tre capitoli, che la cabina di regia di monitoraggio delle Regioni, con ministero della Salute, Iss e tre rappresentanti delle regioni stesse, considera per stabilire poi le fasce di rischio di ciascuna area, come stabilito con il decreto del ministro Speranza del 30 aprile.

Il primo capitolo

Il primo è sulla capacità di monitoraggio, e considera: 

1.1 Numero di casi sintomatici notificati per mese in cui è indicata la data inizio sintomi e totale di casi sintomatici notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo.

1.2 Numero di casi notificati per mese con storia di ricovero in ospedale (in reparti ordinari) in cui è indicata la data di ricovero e totale di casi con storia di ricovero in ospedale notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo.

1.3 Numero di casi notificati per mese con storia di trasferimento/ricovero in reparto di terapia intensiva in cui è indicata la data di trasferimento o ricovero in Tl e totale di casi con storia di trasferimento/ricovero in terapia intensiva notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo.

1.4 Numero di casi notificati per mese in cui è riportato il comune di domicilio o residenza/totale di casi notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo.

1.5 Numero di checklist somministrate settimanalmente a strutture residenziali sociosanitarie (opzionale).

1.6 Numero di strutture residenziali sociosanitarie rispondenti alla checklist settimanalmente con almeno una criticità riscontrata (opzionale). 

Il secondo capitolo

Il secondo riguarda invece la capacità di accertamento diagnostico, indagine e gestione dei contatti:

2.1 Percentuale di tamponi positivi. Escludendo per quanto possibile tutte le attività di screening e il “re-testing” degli stessi soggetti, complessivamente e per macro-setting (territoriale, PS/Ospedale, altro) per mese.

2.2 Tempo tra data inizio sintomi e data di diagnosi.

2.3 Tempo tra data inizio sintomi e data di isolamento (opzionale).

2.4 Numero, tipologia di figure professionali e tempo/persona dedicate in ciascun servizio territoriale al contact-tracing.

2.5 Numero, tipologia di figure professionali e tempo/persona dedicate in ciascun servizio territoriale alle attività di prelievo/invio ai laboratori di riferimento e monitoraggio dei contatti stretti e dei casi posti rispettivamente in quarantena e isolamento.

2.6 Numero di casi confermati di infezione nella regione per cui sia stata effettuata ima regolare indagine epidemiologica con ricerca dei contatti stretti/totale di nuovi casi di infezione confermati.

Il terzo capitolo

Infine, il terzo capitolo riguarda i dati più concreti, ossia la stabilità della trasmissione e la tenuta dei servizi sanitari:

3.1 Numero di casi riportati alla Protezione civile negli ultimi 14 giorni.

3.2 Rt calcolato sulla base della sorveglianza integrata ISS (si utilizzeranno due indicatori, basati su data inizio sintomi e data di ospedalizzazione).

3.3 Numero di casi riportati alla sorveglianza sentinella COVID-net per settimana (opzionale).

3.4 Numero di casi per data diagnosi e per data inizio sintomi riportati alla sorveglianza integrata COVID-19 per giorno.

3.5 Numero di nuovi focolai di trasmissione (2 o più casi epidemiologicamente collegati tra loro o un aumento inatteso nel numero di casi in un tempo e luogo definito).

3.6 Numero di nuovi casi di infezione confermata da SARS-CoV-2 per Regione non associati a catene di trasmissione note.

3.7 Numero di accessi al PS con classificazione ICD-9 compatibile con quadri sindromici riconducibili a COVID-19 (opzionale).

3.8 Tasso di occupazione dei posti letto totali di Terapia Intensiva (codice 49) per pazienti COVID-19.

3.9 Tasso di occupazione dei posti letto totali di Area Medica per pazienti COVID-19. (fonti Repubblica e AGI).

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