Caporalato in Puglia, dicevano delle lavoratrici: “Alle femmine ci vogliono mazzate”

Caporalato a Bari, dicevano delle lavoratrici: "Alle femmine ci vogliono mazzate"
Caporalato a Bari, dicevano delle lavoratrici: “Alle femmine ci vogliono mazzate”

BRINDISI – Donne lavoratrici sfruttate nei campi di ciliegie e nelle vigne a Turi, in provincia di Bari, e minacciate da chi di loro diceva: “Alle femmine pizza e mazzate ci vogliono, altrimenti non imparano”, e ancora: “Femmine, mule e capre tutte con la stessa testa”. Sono alcuni dettagli dell’inchiesta della Procura di Brindisi che ha portato all’arresto di quattro persone italiane accusate a vario titolo di intermediazione illecita, il cosiddetto caporalato.

In manette sono finiti Michelangelo Veccari, la compagna Valentina Filomeno, Grazia Ricci e Maria Rosa Putzu. Secondo quanto accertato le donne, almeno 15 (tutte italiane tranne due straniere) in stato di bisogno, venivano prelevate da Villa Castelli (Brindisi) e da altri Comuni delle province di Brindisi e Taranto per essere portate nel Barese.

Avrebbero lavorato per più di 8 ore al giorno, a fronte delle 6 ore e mezzo previste dal contratto, e sarebbero stati scalati dalla paga anche 8 euro per il trasporto. Invece della paga prevista di 55 euro giornaliere, percepivano 38 euro.

L’inchiesta è partita dalla denuncia di una di loro che ha raccontato agli investigatori di essere stata picchiata per aver chiesto la regolarizzazione del contratto. Il giro sarebbe stato gestito dalla coppia Veccari-Filomeno, secondo l’accusa. Le altre due donne arrestate sono una donna di Palagiano che si sarebbe occupata di procacciare la manodopera e una residente a Turi, dipendente dell’azienda ritenuta “committente”.

Determinanti si sono rivelate le intercettazioni ambientali. In un caso una donna sarebbe stata invitata a interrompere i rapporti con l’agenzia interinale a cui si era rivolta per trattare unicamente con i presunti caporali. “Con l’agenzia lavori un mese, con noi lavori sei mesi, otto mesi – le dice un caporale – Quindi dipende da cosa vuoi fare. Se vuoi lavorare un mese, altrimenti ti conviene venire con noi”. “Ok – risponde la bracciante – quindi vado all’agenzia e tolgo il contratto”.

Gli “intermediatori” avrebbero approfittato dello stato di bisogno delle braccianti con minacce e intimidazioni. “Alle femmine pizza e mazzate ci vogliono, altrimenti non imparano”, si ascolta in un’altra conversazione intercettata. “Femmine, mule e capre tutte con la stessa testa”, dice un altro caporale.

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