Capri spenta per colpa della luce che inquina?

CAPRI (NAPOLI) – La centrale di Marina Grande inquina. Il giudice ha deciso che va fermata, e così Capri rischia di restare al buio. Avete sentito bene: il rifugio di Tiberio potrebbe rimanere senza luce. E perché? Perché la luce inquina troppo. Un assurdo che, se si verificasse, segnerebbe la fine di un regno.

Il punto è questo: se non arriverà presto, prestissimo, una risposta da Roma i comuni di Capri ed Anacapri metteranno in atto il piano d’emergenza della Protezione Civile e della Prefettura di Napoli rispetto al paventato rischio di un black out, conseguenza della chiusura della centrale elettrica di Marina Grande disposta dalla procura di Napoli. E’ la decisione presa dai sindaci dei due comuni dell’isola al termine di una giornata trascorsa in attesa di eventuali decisioni che dovevano arrivare dal Governo e dai Ministeri interessati.

La vicenda ebbe origine lo scorso 23 giugno da una comunicazione firmata dal procuratore Giandomenico Lepore, dall’aggiunto Aldo De Chiara e dal pm Fabrizio Bisceglia in cui si affermava che sarebbe stato chiesto al gip di far cessare la produzione di energia elettrica sull’isola prodotta dalla centrale Sippic di Marina Grande.

Una richiesta motivata dal mancato ottemperamento delle norme anti-inquinamento che erano state richieste dal magistrato, e che non erano state ultimate nei tempi fissati.

”Aspettiamo risposte precise entro la giornata di oggi, ma confidiamo nel buon senso anche perche’ non devono essere la cittadinanza e la collettivita’ a subire i disagi di una situazione della quale non hanno nessuna colpa” ha detto il sindaco di Capri Ciro Lembo lasciando il Comune dopo aver informato della situazione anche il presidente della Regione Caldoro e quello della Provincia Cesaro.

”Noi – ha aggiunto – ci appelliamo alle responsabilita’ di chi dovra’ decidere ma chiediamo anche di conoscere dove si sono verificati casi di illegittimita’ in questi due anni che hanno visto la centrale al centro dell’interesse di vari enti ed istituzioni”.

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