MASSA CARRARA – “I negri sono degli idioti, sono delle scimmie”, “Quante gliene abbiamo date!”: sono alcune delle conversazioni tra i carabinieri della caserma di Aulla, Massa Carrara, indagati nell‘inchiesta sui presunti abusi commessi dai militari in Lunigiana.
Un’inchiesta che vede otto carabinieri arrestati e 22 indagati. Tra loro, scrive il Giornale, ci sono il maresciallo della stazione della Lunigiana (sospeso dal servizio), il brigadiere Alessandro Fiorentino (arrestato) e i carabinieri Ian Nobile, Gianluca Granata e Luca Varone (ai domiciliari), mentre altri militari hanno dovuto cambiare città a seguito del divieto di dimora.
Dagli stralci delle carte dell’inchiesta pubblicati da Repubblica emergono alcune conversazioni dei militari, indagati dopo la denuncia di un avvocato che aveva assistito un marocchino che aveva a sua volta denunciato uno dei carabinieri per un presunto pestaggio subito dopo un fermo. Il militare avrebbe chiesto all’avvocato di ritirare la denuncia, altrimenti “avrebbe potuto toglierle la patente e mandarla a casa a piedi”.
A guidare il gruppo di carabinieri sotto inchiesta sarebbe stato, secondo l’accusa, il bridagiere Alessandro Fiorentino, descritto da uno dei colleghi come “uno dei più cattivi del mondo”.
Nelle conversazioni intercettate dalle microspie degli investigatori si sentono frasi come “i negri sono degli idioti, sono delle scimmie”, “Profugo? Io ti do una randellata nel muso se non stai zitto”. E ancora: “Se vieni fuori ti stacco la testa, quando vuoi e dove vuoi”, oppure: “Io non lo so se riuscirei ad ammazzare una persona, anche se è un marocchino, eh! Però una fraccata di legnate gliele darei! Ma una fraccata, eh. Anche del tipo lasciarlo permanentemente zoppo”. Uno dei carabinieri, poi, plaudiva a Mussolini che “tutte saponette ha fatto”.
“Vediamo i due negri che scappano – si leggerebbe in una intercettazione riportata da Repubblica – Pino esce di qua e gli corre dietro a uno, io esco di là e corro dietro a un altro nel bosco… Minchia le botte che hanno preso quei due negri, penso che se lo ricorderanno finché campano… lo saccagnavamo di botte perché non voleva entrare in macchina… quante gliene abbiamo date! Ahaaha! Entra dentro la macchina, negro di m…”.
E con un clochard polacco: “Ehi mister, metti qua la mano… Cosa stai facendo? Te la spezzo?”. Poi, scrive Repubblica, “lo costringono a mettere le mani sull’auto e le percuotono con il manganello”.
Tutto questo è passato sotto silenzio per mesi per quella sorte di “patto del silenzio” che, sempre stando a quanto sostenuto dall’accusa, i carabinieri arrestati avrebbero stabilito. Ad un nuovo arrivato, uno degli anziani avrebbe infatti detto:
“La regola madre per fare il carabiniere, la regola più importante che, ahimè, purtroppo alcuni colleghi non rispettano è: quando se esce insieme, quelle sei ore, quello che succede all’interno della macchina non deve scoprirlo nessuno…. Niente! È cosa nostra. Proprio come la mafia! Quello che succede qua non se deve venì a scoprì…”.