Carabinieri Piacenza, nigeriano picchiato a sangue Carabinieri Piacenza, nigeriano picchiato a sangue

Carabinieri Piacenza, il nigeriano picchiato a sangue: “Mi massacrarono perché rifiutai di vendere la loro droga”

Un nigeriano di 25 anni ha raccontato delle violenze subite dai carabinieri di Piacenza nella caserma finita sotto sequestro.

Un 25enne nigeriano, che ora lavora come bracciante a Foggia, ha raccontato al Fatto Quotidiano, di come i carabinieri di Piacenza finiti in manette, l’hanno picchiato a sangue e poi cercato di sfruttare come spacciatore.

Il tutto ebbe inizio a fine marzo, in pieno lockdown, quando fu arrestato: “Da quel giorno, da quando mi hanno picchiato i carabinieri, non respiro più bene” racconta. Un arresto che però, secondo gli inquirenti, fu illegittimo. Il nigeriano aveva solo 2 grammi di marijuana.

Il giovane, che ancora non è ancora stato ascoltato dagli inquirenti, riferisce di come un carabiniere di Piacenza abbia cercato di arruolarlo nella batteria dei pusher che per conto dell’appuntato spacciavano la droga sequestrata nelle operazioni di polizia.

“Continuavano a dirmi ‘ti aiutiamo, ti aiutiamo noi’. E io dicevo ‘io non voglio il vostro aiuto, non ho fatto niente’. Mi hanno detto di vendere droga per loro, io dicevo che non volevo farlo, che non potevano costringermi a farlo, non voglio aiuto” rivela il 25enne.

Il fermo illegittimo

Il fermo del 25enne nigeriano è uno dei quattro illegittimi compiuti dai carabinieri di Piacenza e ricostruiti attraverso le intercettazioni dell’inchiesta portata a termine dalle Fiamme Gialle e coordinata dalla procuratrice Grazia Pradella.

“Ricordo tutto di quel giorno – dice il nigeriano – Sono uscito senza mascherina per andare dal fruttivendolo sotto casa, in via Colombo, quando una persona mi ha chiamato battendo le mani. Pensavo fosse perché non avevo la mascherina, allora sono tornato indietro verso casa ma poi insieme ad altri due, tre, non ricordo, quella persona mi è corso dietro, ho corso anche io e mi hanno fatto cadere”. E qui iniziano le botte, tante che Montella, in un intercettazione, dice: “Ho pensato ‘mo questo lo abbiamo ammazzato!’”.

“Continuavano a colpirmi in faccia, sul naso, perdevo sangue e non mi reggevo in piedi – continua il racconto del giovane al Fatto Quotidiano -. Continuavano a chiedermi cosa avevo in tasca, ‘niente!’”. E poco dopo l’appuntato scatta la foto poi recuperata dagli inquirenti del 25enne nigeriano in ginocchio con le manette ai polsi.

Sulle botte date al 25enne è un’altra intercettazione a fare luce. Quella dell’appuntato che si “vanta” con la sua compagna: “Amore l’abbiamo massacrato”, dice a fine turno.

“Non mi hanno permesso di vedere un dottore, ho chiesto di parlare con il mio avvocato e non mi hanno permesso di sentire il mio avvocato. Quando ho rifiutato di lavorare per loro mi hanno picchiato” aggiunge il nigeriano. (fonte IL FATTO QUOTIDIANO)

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