Carceri, appello di Antigone per istituire il reato di tortura

ROMA – Da Camilleri alla Montalcini, da Carlotto a De Luca, da Rodotà a Vicari, da Palma a Celestini, dalla Comencini a Ferrajoli, dalla Paciotti a Don Ciotti e da Vladimiro Zagrebelsky: tutti chiedono che si introduca nel codice penale italiano il crimine di tortura. Questi i nomi solo di alcune delle personalità che hanno sottoscritto l'appello lanciato dall'associazione 'Antigone', che si batte per i diritti nelle carceri.

''Abbiamo deciso di riprovarci – spiega Patrizio Gonnella, presidente di Antigone – e di far ripartire una campagna per l'introduzione del crimine di tortura nel codice penale. Nei prossimi giorni chiederemo a tutti i senatori e a tutti i deputati di firmare la proposta di legge e chiederemo ai Presidenti del Senato Renato Schifani e della Camera Gianfranco Fini di impegnarsi per una rapida calendarizzazione affinché si arrivi entro l'estate alla approvazione. Per varare una legge di questo tipo – composta da un solo articolo – ci vuole veramente poco''.

''E' solo questione di volontà politica e di rispetto per i diritti umani", conclude Gonnella.

Nell'appello si spiega che ''in Italia la tortura non è reato. E in assenza del crimine di tortura non resta che l'impunità''. ''La violenza di un pubblico ufficiale nei confronti di un cittadino – è detto nell'appello – non è una violenza privata. Riguarda tutti noi, poiché è messa in atto da colui che dovrebbe invece tutelarci, da liberi e da detenuti. Sono venticinque anni che l'Italia è inadempiente rispetto a quanto richiesto dalla Convezione contro la tortura delle Nazioni Unite, che il nostro Paese ha ratificato: prevedere il crimine di tortura all'interno degli ordinamenti dei singoli Paesi''.

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