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Carceri, Radicali: “Centinaia di detenuti fanno lo sciopero della fame per chiedere l’amnistia”

di Alessandro Avico |19 Maggio 2011 21:35

ROMA – Centinaia di detenuti in tutta Italia e più di 300 tra i loro familiari stanno attuando lo sciopero della fame per chiedere al governo un’amnistia ”che ponga fine all’illegalità delle carceri italiane e di una giustizia sopraffatta e bloccata da milioni di processi arretrati che danno origine all’irresponsabile amnistia illegale di 170.000 prescrizioni all’anno”. Lo rendono noto i Radicali, spiegando che l’iniziativa è partita dai reclusi di tutte le sezioni del carcere romano di Regina Coeli ed è a sostegno del digiuno che il leader del partito Marco Pannella porta avanti da ormai trenta giorni, ”affinche’ l’Italia possa tornare in qualche misura a essere definita una democrazia”.

Stanno rifiutando il cibo i detenuti delle carceri di Rebibbia, Rieti, Fuorni, Poggioreale, Catania Piazza Lanza, Sassari San Sebastiano, Agrigento, Cagliari Buon Cammino, Vercelli, Velletri, di Opera e San Vittore a Milano, Imperia, Ancona, Prato, Ariano Irpino, Venezia, Alessandria, Lanciano e Marassi. ”Una partecipazione straordinaria e in continuo aumento anche tra i familiari dei detenuti”, sottolineano i Radicali. Un appello a cittadini e associazioni perchè partecipino all’iniziativa è stato rivolto ieri da don Andrea Gallo, ospite con Pannella di Radio Carcere, il programma in onda su Radio radicale: ”La legge per l’amministrazione carceraria non è applicata, le carceri oltre ad essere discarica sociale, sovraffollate, sono case dell’illegalità”, ha dichiarato tra l’altro il religioso.

Il sovraffollamento crea ”una condizione di rischio psicofisico oltre che di compressione dei diritti della persona”, c’è un ”gap tra diritti scritti e quelli vissuti”. L’associazione Antigone torna a chiedere ”una riflessione sulle forme di tutela. Presenti, dovute, assenti” perchè ”alla luce della situazione numerica di detenuti e magistrati è chiaro che si fa fatica a rendere quei diritti esigibili”.

L’associazione che tutela i diritti dei detenuti compie 20 anni e tira le somme: ”Tredici anni fa chiedevamo – spiega il presidente Patrizio Gonnela – un’autorità indipendente di tutela dei diritti, con un modello importato dai paesi scandinavi, quello ‘ombudsman’; e la tutela amministrativa da parte di chi gestisce il sistema penitenziario”, attraverso una riorganizzazione, ”non è accaduto nulla, non si è avuta la forza di modificare le norme”. Nell’agenda politica il tema rimane marginale: ”La stretta attualità – afferma Gonnella – ci ha rimandato ieri a una discussione sulle carceri, che ha avuto un grande impatto non per il merito, ma per la battuta d’arresto del governo”, ed ”è sintomatico che dei contenuti di quelle mozioni non si è parlato”.

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