Carceri sovraffollate: Strasburgo condanna l’Italia. 100mila euro per 3 detenuti

Pubblicato il 8 Gennaio 2013 - 11:15 OLTRE 6 MESI FA
Carceri sovraffollate, Strasburgo condanna l’Italia. Una finestra del carcere di Busto Arsizio

STRASBURGO – Carceri: la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha condannato l’Italia per trattamento inumano e degradante di 7 carcerati detenuti nel carcere di Busto Arsizio e in quello di Piacenza.  L’Italia viola i diritti dei detenuti tenendoli in celle dove hanno a disposizione meno di 3 metri quadrati. La Corte ha inoltre condannato l’Italia a pagare ai sette detenuti un ammontare totale di 100 mila euro per danni morali. Nella sentenza la Corte invita l’Italia a porre rimedio immediatamente al sovraffollamento carcerario.

In particolare, la situazione disastrosa del carcere di Busto Arsizio merita di essere denunciata come esempio di malagestione penitenziaria, in relazione allo spaventoso stato di sovraffollamento. Sono infatti 432 i detenuti presenti ad oggi presso il carcere di Busto Arsizio quando la capienza regolamentare sarebbe di 167 detenuti. Solo nel 2012 nel penitenziario di via Cassano Magnago, si sono suicidati tre detenuti. L’ultimo caso, un detenuto tunisino, a fine dicembre. L’uomo era in carcere da luglio 2011 e sarebbe uscito nel giugno prossimo. Negli altri due casi si è trattato di detenuti che hanno inalato gas.

Nella sentenza di condanna emessa oggi, i giudici della Corte europea dei diritti umani constatano che il problema del sovraffollamento carcerario in Italia è di natura strutturale, e che il problema della mancanza di spazio nelle celle non riguarda solo i 7 ricorrenti: la Corte ha già ricevuto più di 550 ricorsi da altri detenuti che sostengono di essere tenuti in celle dove avrebbero non più di 3 metri quadrati a disposizione.

I giudici chiamano quindi le autorità italiane a risolvere il problema del sovraffollamento, anche prevedendo pene alternative al carcere. I giudici domandano inoltre all’Italia di dotarsi, entro un anno, di un sistema di ricorso interno che dia modo ai detenuti di rivolgersi ai tribunali italiani per denunciare le proprie condizioni di vita nelle prigioni e avere un risarcimento per la violazione dei loro diritti.

Con la sentenza emessa oggi l’Italia viene condannata una seconda volta per aver tenuto i detenuti in celle troppo piccole. La prima condanna risale al luglio del 2009 e riguardava un detenuto nel carcere di Rebibbia di Roma. Dopo questa prima condanna l’Italia ha messo a punto il “piano carceri” che prevede la costruzione di nuovi penitenziari e l’ampliamento di quelli esistenti oltre che il ricorso a pene alternative al carcere.