MILANO – Di questi tempi ''l'ansia di giustizia e di pace si fa ancor piu' decisa. Chiama in causa i potenti di questo mondo che reggono le sorti dei popoli. Ma come potrebbe l'autorita', di ogni ordine e grado, promuovere opere di giustizia e di pace se non perche' il popolo, sovrano in democrazia, con virtu' e rettitudine pratica giustizia e pace?''. Lo ha chiesto ai fedeli, nel corso dell'omelia della messa di Natale in Duomo l'arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola.
Secondo Scola, ''il mistero del Santo Natale indica oggettivamente il compito di ogni cristiano. In forza del dono immeritato e sempre sovrabbondante della fede, siamo chiamati ad assumere in prima persona l'umanita' nostra e dei nostri fratelli uomini per condividerla e cosi' diventare loro compagni di strada nella sequela di questo Bambino, speranza affidabile per ogni uomo''.
''Di questi tempi – ha proseguito il cardinale – l'ansia di giustizia e di pace si fa ancor piu' decisa. Chiama in causa i potenti di questo mondo che reggono le sorti dei popoli. Ma come potrebbe l'autorita', di ogni ordine e grado, promuovere opere di giustizia e di pace se non perche' il popolo, sovrano in democrazia, con virtu' e rettitudine pratica giustizia e pace? Ma questo e' possibile all'uomo con le sue sole forze?''
''Tutti dobbiamo guardare al Bambino Consigliere ammirabile, Padre per sempre – ha affermato – Dio si e' abbreviato e si e' reso da noi incontrabile, per evitare che noi ci si perda dietro imperfette ed idolatriche immagini di Lui. E perdendo Dio noi si perda la strada. Da qui per i cristiani nasce una grande responsabilita': mendicare la fede. Come ci ha ricordato il Santo Padre, la crisi del cristianesimo europeo e' anzitutto crisi di fede''.