Cardito, Tony Badre si difende: “Ho perso la testa, ma volevo bene ai bambini”

Cardito, Tony Badre si difende: "Ho perso la testa, ma volevo bene ai bambini"
Cardito, Tony Badre si difende: “Ho perso la testa, ma volevo bene ai bambini”

NAPOLI – “Ho perso la testa, ma gli volevo bene”. Ha detto così Tony Sessoubty Badre, il 24enne di Cardito (Napoli) che ha ucciso di botte il piccolo Giuseppe di 7 anni e ferito gravemente la sorellina di un anno più grande. L’uomo, accusato di omicidio volontario e di tentato omicidio, ha spiegato agli inquirenti di aver perso le staffe dopo che i due bimbi avevano rotto la sponda del letto nuovo. “Avevamo fatto sacrifici per comprarlo”, si è giustificato ammettendo di averli colpiti con calci e pugni, ma di non aver usato una scopa, come invece inizialmente trapelato. Per la Procura, invece, il 25enne avrebbe spezzato il manico della scopa trasformandola in una piccola arma, con cui si sarebbe poi accanito contro i bambini.

Una tragedia familiare che a 48 ore dalla morte del piccolo Giuseppe è ancora tutta da definire. E un paese intero, alle porte di Napoli, che ora chiede rispetto e silenzio. “Nella nostra comunità il silenzio è il grido più forte dei deboli”, si legge su un bigliettino accanto ad un mazzo di fiori che è stato lasciato dinanzi all’abitazione dove si è consumata la tragedia. In segno di lutto, un giovane sacerdote, Fabio Ruggiero, che avrebbe dovuto fare il suo ingresso come parroco a Cardito ha deciso di rinviare la festa.

C’è attesa intanto per l’interrogatorio che oggi Tony Badre, difeso dall’avvocato Michele Coronella, renderà al Gip del Tribunale di Napoli Nord, che dovrà decidere se convalidare il fermo emesso nella notte tra domenica e lunedì. Mentre la Procura di Napoli Nord sta effettuando accertamenti anche sulla madre dei due bimbi, che agli inquirenti ha confermato le violenze commesse dal convivente, ma ha riferito di non averle denunciate, forse per paura.

Gli inquirenti si aspettano elementi rilevanti anche dalla testimonianza della sorellina della vittima, ancora ricoverata all’ospedale Santobono. Le sue condizioni, come riferito da Nicola Mansi, primario di otorinolaringoiatria, “sono in netto miglioramento”. La piccola è stata ascoltata solo brevemente poco dopo il fatto, e in quella circostanza aveva riferito delle violenze che lei e il fratello avevano subito dal compagno della mamma. Ora si dovrà accertare se la causa del pestaggio è stata proprio la rottura della sponda del lettino appena comprato, come riferito dal 24enne. Un fatto che sarebbe avvenuto sabato sera, ben prima dunque dell’aggressione mortale consumatasi la domenica. 

Gestione cookie