Carlo Lissi: ergastolo all’uomo che uccise moglie e 2 figli

Carlo Lissi: ergastolo all'uomo che uccise moglie e 2 figli
Carlo Lissi: ergastolo all’uomo che uccise moglie e 2 figli

PAVIA – E’ stato condannato all’ergastolo Carlo Lissi, l’uomo di 34 anni accusato dell’omicidio della moglie Maria Cristina Omes e dei figli Giulia, cinque anni, e Gabriele, venti mesi, assassinati il 14 giugno 2014 a Motta Visconti (Pavia). La sentenza del Gup di Pavia prevedeva anche tre anni di isolamento diurno, poi la pena è stata ridotta perché Lissi era a giudizio con rito abbreviato. Il giudice ha riconosciuto le attenuanti generiche, subordinate però alle aggravanti contestate.

“Sono soddisfatta, lui è stato malvagio con chi gli voleva bene”, ha commentato Giuseppina Redaelli, settantotto anni, mamma di Maria Cristina Omes e nonna di Giulia e Gabriele. “Abbiamo avuto giustizia, una piccola soddisfazione per Giuseppina”, ha commentato il legale della donna, Domenico Musicco. L’avvocato Corrado Limentani, che ha difeso Lissi al processo, ha spiegato: “Per noi la perizia psichiatrica era errata, la concessione delle attenuanti apre la porta al ricorso in appello”.

La sera del 14 giugno 2014 Carlo Lissi è entrato in casa sua e ha ucciso tutti e tre: la moglie e i suoi due figli. Poi è uscito di casa. C’erano i Mondiali, c’era la prima dell’Italia, la partita contro l’Inghilterra. E’ andato al pub a vedere la partita, a esultare per (l’unica) vittoria dell’Italia. E poi ha provato a far passare tutto per una rapina. Lo hanno arrestato due giorni dopo. Gli investigatori hanno capito subito. Troppo pieno di buchi il racconto, tanto feroce e disumano, quanto maldestro il tentativo di nascondere la strage.

Lissi confessò la strage: voleva separarsi perché innamorato (non ricambiato) di una collega. Ma la separazione sarebbe stata uno strazio e avrebbe perso i bambini, quasi sicuramente affidati alla madre. Da qui la decisione di uccidere tutti.

La mamma di Maria Cristina durante il processo diceva: “È un assassino, non lo potrò mai perdonare. Spero che sia fatta giustizia e rimanga in carcere tutta la vita. Non passa giorno che non riesca a pensare a quello che ha fatto a mia figlia e ai miei due nipoti. La loro sembrava una famiglia modello. Carlo si prendeva anche cura dei bambini quando Maria Cristina arrivava casa tardi dal lavoro. Li lavava, li preparava per cena. Era di poche parole, ma faceva parte del suo carattere. Nulla faceva, però, presagire una tragedia come quella di cui è stato protagonista”.

 

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