Carminati al Tribunale: “Io ho i documenti segreti del Palazzo di Giustizia”

Carminati al Tribunale: "Io ho i documenti segreti del Palazzo di Giustizia"
Massimo Carminati

ROMA – Massimo Carminati, durante un’udienza del processo che lo vede imputato, dice qualcosa di molto significativo. Che ha dei documenti, dei documenti segreti, o perlomeno che ne è stato in possesso per un certo periodo. Non è sfuggito che, durante una dichiarazione, Carminati abbia fatto sapere che non è un mistero quale fosse la provenienza dei soldi di cui godeva. Ovvero della partecipazione, nel 1999, al colpo al caveau del palazzo di Giustizia di Roma, a piazzale Clodio. Ma non parla solo di soldi, Carminati, e a tutti i presenti in udienza, dai giudici, ai pm, agli ex carabinieri del Ros interrogati come testimoni, Carminati fa sapere che in quel caveau c’erano anche documenti. Molti, e segreti.

Tutto questo Carminati lo ha detto nell’udienza del processo a Mafia Capitale in cui, martedì, era il turno della sua difesa e di quella di Salvatore Buzzi. Sono loro i due imputati-chiave. In aula hanno parlato due ex ufficiali del Ros, ora promossi nei servizi segreti, che anni fa hanno condotto l’inchiesta su Carminati. E’ stata la difesa di quest’ultimo a volerli ascoltare per cercare di dirimere la questione fondante di tutto il processo: i reati di cui è accusato Carminati configurano un’ipotesi mafiosa oppure no?

La battaglia processuale, quindi, si è spostata sulla ‘solidità’ delle prove che stanno a dimostrare l’esistenza di una organizzazione di stampo mafioso. E’ toccato allo stesso Carminati prendere la parola, in collegamento video dal carcere di Parma, e lanciare stoccate ai carabinieri del Ros che hanno condotto la fase embrionale dell’inchiesta sul ‘mondo di mezzo’ dal 2010. Ed ecco cosa ha detto:

“E’ ovvio dal 2002 da dove proviene la mia disponibilità economica – ha affermato l’ex esponente dei Nar – Se c’erano tutti questi dubbi sulla mia partecipazione al colpo del caveau a piazzale Clodio (avvenuto nel luglio del 1999 ndr) potevano dirlo subito così mi assolvevano invece di condannarmi”. Carminati aggiunge anche che “c’erano tanti documenti in quel caveau, ma anche tanti soldi e io qualche soldo l’ho preso. Solo i carabinieri fanno finta di non capire da dove arrivi questa mia disponibilità economica, è ovvio”.

Parole arrivate a poca distanza dalle deposizioni due ex alti ufficiali del Ros, citati come testimoni proprio dai difensori di Carminati. “Non mi risulta che Carminati – ha spiegato il colonnello Massimiliano Macilenti – fosse legato o utilizzato dai servizi segreti”. Nel corso dell’audizione l’ufficiale dei carabinieri, ora in servizio alla Presidenza del consiglio dei ministri, ha ricostruito la genesi dell’inchiesta, a partire dall’indagine ‘Catena’ nel 2010, e in particolare l’ipotesi di appartenenza di Carminati ad una associazione a delinquere dedita al riciclaggio.

“La nostra attività di indagine – ha affermato Macilenti rispondendo alle domande dell’avvocato Giosuè Naso, difensore di Carminati – ha riguardato in particolar modo il rapporto di Carminati con il negozio Bluemarvin (di proprietà della moglie di Carminati), il rapporto tra l’ex esponente del Nar con il commercialista Marco Iannilli e la gestione del ristorante Celestina”. In merito all’ipotesi di esistenza del reato di riciclaggio, Macilenti ha aggiunto che al termine degli accertamenti apparve “idoneo alla polizia giudiziaria fare richiesta alla Procura di Roma. Furono fatte note informative, citati fatti, messi in cronologia e segnalati all’autorità giudiziaria”.

Dal canto suo il maggiore Francesco De Lellis, che è stato a capo del secondo reparto del Ros, ha affermato che l’attività di indagine fino al “febbraio del 2013 non ha riscontrato episodi contro la pubblica amministrazione di stampo mafioso“. Soffermandosi sul ruolo di Buzzi, l’ufficiale ha specificato di non avere “mai detto alla Procura che facesse attività di associazione di stampo mafioso”.

Nel corso del suo intervento, De Lellis ha comunque spiegato che ad “occuparsi dell’aspetto mafioso” nella inchiesta non era il secondo reparto”, ma l’anticrimine del Ros. Rispondendo alle domande dei difensori, De Lellis ha ricostruito i rapporti tra Massimo Carminati e Buzzi. “L’ex Nar era di fatto un socio occulto di Buzzi – ha aggiunto – stavano al 50%: loro quando parlavano non distinguevano tra le varie coop, parlavano di tutta l’attività posta in essere dalle coop. Quindi non è possibile distinguere i vari appalti”.

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