NOVARA – Sono passati tre giorni dal suicidio di Carolina Picchio, la ragazzina di 14 anni che si è gettata nella notte tra il 4 e il 5 gennaio dal balcone di casa per non aver retto agli insulti di compagni di classe e altri ragazzi. A pochi giorni dal suo gesto estremo è scoppiata una rissa alle “Mura”, zona Castello, pezzo di Novara dove “Caro-Carolina” passava i suoi pomeriggi: una rissa tra chi la prendeva in giro e i suoi amici. Emerge la rabbia, e anche i sensi di colpa.
Uno dei ragazzi “delle Mura” racconta al Corriere della Sera: “Non sono un bullo, con Carolina ho sbagliato ma non ho fatto il bullo. È vero, qualcuno con lei è andato giù pesante, altri ci hanno preso gusto e io ci sono andato dietro. Con quel suo modo di fare lei mi faceva arrabbiare e le ho dato le spalle. Perché… perché non lo so nemmeno io il perché, era così e basta. Quando ho capito che avevamo esagerato e le ho chiesto scusa ormai era troppo tardi. Adesso tutto, anche quello che dico, è inutile. Almeno per lei…”.
I magistrati intanto indagano e i poliziotti in borghese pattugliano la scuola che Carolina frequentava, l’Itc ‘Pascal’ di Romentino, per evitare che scoppino risse anche lì. “Era una tosta – dicono gli amici – ma ci sono andati giù pesanti, un carico da novanta: tanti insulti, da tanti. E tante”. “Infami, gliela faremo pagare”, dicono altri. “Ma no, ragazzi, basta insulti, facciamola finita qui, quello che è successo non basta?”, rispondono altri ancora.
E proprio per quegli insulti sembra che Carolina abbia deciso di farla finita. L’ultimo messaggio l’ha lasciato proprio su Fb, dove avvenivano la maggior parte degli insulti. “Con la gente ho già avuto troppa pazienza, non voglio più perdere tempo”, ha scritto “Caro”. Poi un bigliettino: “Scusate se non sono forte, mi dispiace. Tati, amiche mie, vi voglio bene. Non è colpa di papà”. E poi giù, verso la morte.
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