Carta d’identità digitale: perché la card col chip è stata un grande flop

Carta d'identità digitale: perché la card col chip è stata un grande flop
L’approfondimento di Repubblica sul fallimento della carta d’identità digitale

ROMA – Carta d’identità digitale: il documento che doveva sostituire la vecchia carta d’identità si è rivelato un grande flop delle anagrafi comunali. Dal debutto nel 2006, la tessera che doveva riunire in uno solo tutti i documenti di riconoscimento di carta (identità, codice fiscale, tessera sanitaria, residenza, cittadinanza, firma digitale) è diventato un oggetto di modernariato difficile da ottenere. A Milano, dove le identità digitalizzate arrivano alla percentuale record del 5%, chi vuole la carta digitale deve aspettare anche 7 mesi. A Genova non è possibile richiederla: al Comune costava troppo stamparla.

Costano troppo le macchine per stampare le carte d’identità digitali, oggetti peraltro rari negli uffici comunali: a Firenze ce ne hanno solo una, a Milano ce ne avevano 4, hanno speso 80 mila euro per comprarne altre 6, ma ce ne vorrebbero almeno 42. A Roma e a Napoli si può fare in un solo quartiere. A Bari in tre uffici comunali.

Costa tanto alle amministrazioni, costa di più ai cittadini, che per avere una carta d’identità digitale devono pagare 25 euro, cinque volte il costo di un documento cartaceo che è di 5 euro.

Aggiungasi che la tecnologia usata per le card è obsoleta, che spesso la connessione fra ufficio comunale e terminale del Ministero dell’Interno va in tilt, e che, con tutti questi difetti, la sperimentazione è stata avviata solo in 156 degli ottomila Comuni italiani.

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