MILANO – Tenere in ordine la casa, fare la spesa, cucinare. Attività semplici e quotidiane che per qualcuno possono rappresentare ostacoli quasi insormontabili. Lo sanno bene i volontari della “Casa Alfredo Ciatti”, che hanno pensato ai malati psichiatrici, dedicando loro corsi specifici finalizzati alla gestione domestica, affiancati al lancio del progetto “i Semprevivi+Casa”. Ultima tappa di un’iniziativa, chiamata appunto “i Semprevivi”, che prevede la coabitazione di quattro disabili mentali in un appartamento nella centralissima zona del mercato di piazza Wagner a Milano.
Inserimento nella comunità. Le situazioni degli ospiti della casa sono fra le più delicate: alcuni sono depressi gravi, altri schizofrenici. Con l’aiuto dei volontari impareranno a coabitare e a fronteggiare le difficoltà quotidiane che possono sorgere nella gestione di una casa. «La nostra associazione esiste dal 2008 – racconta la volontaria Cristina Ardigò – grazie a Don Domenico Storri, il nostro presidente, che ha una formazione psicologica e una specializzazione in pscicoterapia, e per questo ha sempre avuto un occhio attento verso le persone con malattie mentali. C’erano cinque o sei personaggi che gravitavano intorno alla nostra chiesa, la gente li teneva un po’ a distanza, magari per diffidenza o per paura. Noi li abbiamo accolti, e poi abbiamo iniziato a sensibilizzare le la comunità». Convegni, dibattiti, il semplice passaparola: giorno dopo giorno le persone disagiate che ricevono ascolto e comprensione diventano una cinquantina.
Un anno di preparazione. «All’inizio quelli che sono diventati gli ospiti della casa si trovavano tutti insieme per partecipare a sedute collettive di psicoterapia, una sera a settimana per i primi tempi, e poi fino a quattro volte la settimana – continua Cristina – Altro passaggio prima di arrivare alla casa di accoglienza è stato Vivi Lab, un laboratorio di supporto psicologico a disposizione delle persone con disagio psichico e delle loro famiglie». Infine è arrivato “i Semprevivi+Casa”, attività recentissima la cui avventura ha avuto inizio un paio di settimane fa. Alle spalle c’è una lunga preparazione, durata un anno, con la preparazione del progetto, la ricerca dello spazio e i tempi per arredarlo opportunamente. «Ci sono in questo momento quattro persone, la capacità massima è di cinque. Andranno a rotazione in un periodo di 6 mesi: il nostro scopo è che raggiungano la completa autonomia. Per lo più si tratta di persone che vivono in casa con i familiari, nella maggior parte dei casi gli anziani genitori, e a volte per loro questo tipo di convivenza rappresenta un limite».
La casa e i corsi. Nella casa gli ospiti vivranno 24 ore su 24, ma questo accadrà dopo un periodo propedeutico in cui, ancora per qualche tempo, la notte torneranno a casa propria. La gestione della casa sarà autosufficiente, ma in tre diversi momenti nella giornata potranno contare sull’apporto di uno pscicologo o di un educatore che monitorerà la situazione. Impareranno a fare la spesa, a lavarsi, a tenere in ordine gli spazi. «Per occupare il resto della giornata si è pensato a dei corsi che vengono effettuati nella parrocchia: c’è quello di inglese, quello di cucina, quello di giardinaggio, nel momento in cui la stagione lo permette, e l’officina sociale in cui fare lavori manuali come per esempio i quadretti ricordo per i bambini della prima comunione o le statue del presepe in polistirolo a grandezza naturale». E per mantenere il contatto con la natura non mancano le passeggiate in montagna. «Così come è nello spirito originario del progetto, che nasce dalla montagnaterapia. I Semprevivi sono fiori che crescono in alta montagna: noi intendiamo il camminare insieme verso la montagna come terapia riabilitativa – conclude Cristina – perché ci si affida l’uno all’altro e ci si prepara ad affrontare e superare le difficoltà, prendendone consapevolezza».