Casa del sesso a Bologna: prostitute sfruttate da marito, moglie e figli. Costrette a 50 rapporti al giorno

Scoperta la casa del sesso a Bologna: le ragazze, fatte arrivare dal Sudamerica con la falsa promessa di un lavoro, venivano private del passaporto e costrette a prostituirsi. Tutto accade in un appartamento in zona Bolognina dove erano controllate 24 ore su 24 con un sistema di videocamere, per accertare che gli incontri con i clienti non durassero più di 10 minuti ognuno. La raccomandazione, infatti, era di farne il più possibile, fino a 50 al giorno secondo il racconto fatto alla polizia da una delle vittime.

Bologna, la casa del sesso gestita da un’intera famiglia

Agli arresti domiciliari sono finiti marito e moglie, lui bolognese di 42 anni e lei venezuelana 50enne. Mentre i due figli della donna, un ragazzo e una ragazza di 25 e 20 anni, hanno ricevuto un divieto di dimora. Tutti sono accusati di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. L’indagine è partita lo scorso novembre dalla denuncia di due ventenni venezuelane. Ha permesso di ricostruire che la famiglia, residente a Imola, aveva avviato almeno dal 2018 l’attività illecita. Realizzando un guadagno stimato in circa mezzo milione di euro.

La ragazze sfruttate

In questo arco temporale una ventina le ragazze (età fra i 20 e i 30 anni) reclutate e fatte prostituire. Con un ‘turnover’ frequente e la presenza fissa nell’appartamento di due-tre giovani. I clienti venivano procacciati tramite annunci e siti specializzati e pagavano solitamente 50 euro la prestazione, di cui solo 10 restavano alla ragazza mentre il resto finiva in tasca agli sfruttatori. La scusa era che in questo modo dovevano ripagare il costo del viaggio. Fra l’appartamento a Imola dove abitava la famiglia e quello in Bolognina usato per gli incontri, la polizia ha anche sequestrato circa 7mila euro in contanti.

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