Casamonica, il nipote: “Non siamo mafiosi, solo Dio giudica”

Casamonica, il nipote: "Non siamo mafiosi, solo Dio giudica"
Casamonica, il nipote: “Non siamo mafiosi, solo Dio giudica”

ROMA – Non siamo mafiosi, al massimo ci piacciono le feste in grande: dice così Luciano Casamonica, fisico tarchiato e tatuaggi del Colosseo e della Vergine Maria, alle telecamere del Corriere tv. Siamo davanti alla chiesa Don Bosco, zona Tuscolana a Roma, dove giovedì si sono celebrati i funerali di Vittorio Casamonica. Cavalli, Rolls Royce, petali di rosa lanciati da un elicottero, manifesti su “Vittorio re di Roma”, e tutto il repertorio mostrato da giornali e tv di tutto il mondo.

Il giorno dopo davanti a quella chiesa c’è Luciano insieme ad alcuni fratelli e cugini. Tutti Casamonica. E raccontano: “Vittorio Casamonica Re di Roma? Nel gergo nostro, nella nostra cultura significa che per noi è un re, il nostro re di Roma”. Quando Luciano dice “nostra” cultura non si riferisce agli usi e costumi romani, ma a quelli specifici di questa grande famiglia definita da alcune inchieste “clan”: estorsione e usura, spaccio di droga, lo dice la magistratura. Vengono dall’Abruzzo, i Casamonica, etnia sinti (rom) diventata italiana, dagli anni ’70 sono a Roma, stabilmente.

Ma dice Luciano, i Casamonica non sono mafiosi: “Dicono che era un boss. Mio zio era conosciutissimo perché lui comprava e vendeva auto. Se n’è andata una parte del nostro cuore. Ma a chi abbiamo dato fastidio? E’ la nostra cultura. Noi siamo venuti qui con un defunto – aggiunge – La Chiesa accoglie tutti”.

“Mafia? E’ tutta un’altra cosa – dice – Vittorio era una bravissima persona. Noi sapevamo che doveva morire e abbiamo fatto di tutto per accontentarlo: gli piacevano tanto le feste non volevamo fare una cosa di pianto. E’ usanza, sono anni che quando muore uno dei nostri vecchi si usano le carrozze e i cavalli”.

“Se io faccio un matrimonio e prendo la Rolls Royce non è che c’è la mafia. Noi Casamonica abbiamo sempre fatto le feste alla grande, da quando siamo qui a Roma. Signor Alfano non siamo mafiosi, non siamo persone cattive”.

E infine:

“Quando se ne va qualcuno soltanto Dio giudica, non la politica”.

 

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