Caserma di Ascoli: “Cancella i tatuaggi o non fai la soldatessa”

(foto d'archivio)
(foto d’archivio)

ROMA – Si chiama Tania e ha 25 anni l’ex soldato che ha deciso di denunciare i superiori della caserma di Ascoli –  già nota per le indagini su Salvatore Parolisi, condannato per l’omicidio della moglie Melania Rea – colpevoli, secondo la denuncia presentata – di averla costretta a cancellarsi i tatuaggi. Denuncia accompagnata da una lettera inviata al ministero della Difesa. Un documento che ha fatto scattare ben due inchieste della magistratura. “Sotto shock, tornai a casa e mi misi subito in contatto con un chirurgo e dopo appena una settimana mi sottoposi a diverse operazioni. E fu così che mi ritrovai con centinaia di punti sul corpo e varie ustioni. Fu una grandissima sofferenza per me, ma era un sacrificio per il mio sogno”. Poche settimane dopo però l’ordine fu annullato: “Non era più necessario toglierli, ci dissero al telefono”. Ma ormai, come spiega Tania, il suo corpo era pieno di cicatrici. Alla fine, la beffa: “Fui rimandata a casa per scarso punteggio. E ora mi ritrovo con delle cicatrici indelebili sul corpo e un sogno infranto”.

 Ma Tania, come scrive Giuseppe Caporale di Repubblica conclude la sua missiva inviata al ministero della Difesa spiegando che nonostante tutto vuole ancora essere un soldato: “Non demordo. Continuerò a fare i concorsi. Spero solo che ciò che è successo a me, possa essere d’aiuto in futuro”. Un fatto è certo, il regolamento dell’esercito in materia di tatuaggi stabilisce che sono vietati sono quelli con “contenuti osceni, con riferimenti sessuali, razzisti, di discriminazione religiosa o comunque possano portare discredito alle istituzioni”. E quelli di Tania erano solo fiori e stelline.

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