Casimirri: fu staffetta brigatista nel sequestro Moro, ora fa il ristoratore in Nicaragua

Alessio Casimirri

Condannato a sei ergastoli e mai incarcerato. L’ultimo latitante di via Fani, la primula rossa del commando che rapì Aldo Moro nel 1978, è libero e indipendente a Managua, progetta un film a Hollywood e si diletta con la pesca subcquea. Alessio Casimirri, l’uomo che da 28 anni è uno dei più grandi ricercati d’Italia, a 59 anni fa il ristoratore, sospeso tra il suo locale storico a Managua, La Cueva del Buzo, e le battute di caccia subacquea a San Juan Del Sur, dove da poche settimane ha aperto il suo secondo ristorante, il Dona Ines. Sono riusciti a raggiungerlo i giornalisti della Stampa Andrea Colombari e Raphel Zanotti.

Nella vita precedente, quella che lo vorrebbe dietro le sbarre per essere stato uno dei protagonisti del terrorismo italiano, era «Camillo», nome di battaglia dell’unico brigatista ancora latitante fra quelli legati al sequestro e all’omicidio di Aldo Moro. Prima ancora, un bambino con un padre ingombrante, che per trent’anni fu il potentissimo capo dell’ufficio stampa della Sala Vaticana. «Scrivere un libro sulla mia vita? Ci ho pensato più volte. Ma vorrei andare oltre: pensavo a un film a Hollywood, come mio padre», ha detto ai due cronisti.

«Il film del mandolino del capitano Corelli (quello con Nicholas Cage protagonista, ndr) è la storia di mio padre. Mi raccontava fin da piccolo della sua campagna a Cefalonia. Tutti gli episodi sono veri, anche la ragazza, solo che non era greca, era croata. Si chiamava Nada, mio padre andò a prenderla in Grecia dopo la guerra e la portò in Italia. Poi però si lasciarono». Casimirri si dimostra disponibilissimo a parlare della pesca subacquea e delle prede: come si spostano, cosa mangiano, quando. Ma non appena i reporter toccano l’argomento Moro, si chiude a riccio. Nel libro, o nel film, ci sarà un capitolo anche sul rapimento? «Non mi toccare questo tasto» dice facendo intuire che smetterà di parlare.

La famiglia Casimirri con papa Paolo VI. Alessio è il bambino più alto

L’Italia ha chiesto più volte la sua estradizione ma il Nicaragua dei sandinisti si è sempre opposto: sebbene entrato nel Paese sotto falso nome nel 1982, Casimirri si è sposato con una nicaraguense Raquel Garcia Jarquin nel 1986, ha avuto tre figli ed è diventato cittadino del Nicaragua a tutti gli effetti. Niente da fare. Nel 2006 un italiano lo ha riconosciuto in Costarica, a El Ostional, cittadina a un passo dal confine. Ci andava spesso, aveva aperto un altro locale. L’italiano ha fatto una soffiata ai Servizi, è stata organizzata una trappola per catturarlo. Ma qualcuno, forse, lo ha avvertito: «Vedo persone strane che girano nel mio locale, l’Italia vuole per forza arrestarmi. Ma io il giorno del rapimento Moro insegnavo educazione fisica in una scuola» ha dichiarato a El Nuevo Diario, giornale di Managua, nell’unica intervista che abbia mai rilasciato. A El Ostional non si è fatto più vedere.

L’allora ministro della Giustizia Roberto Castelli è andato su tutte le furie: «Così non lo prenderemo mai». È l’ultimo rimasto. Rita Algranati, la sua ex moglie, è stata catturata nel 2004 in Egitto con il suo nuovo compagno. Casimirri, nel suo locale dove si cena con 50 dollari in un Paese dove un taxista ne guadagna 400 al mese, invece parla di pesci e di gare subacquee. Su un tavolino, le coppe: campione nazionale di pesca subacquea del Nicaragua, più altre due della gara a El Ostional del 2009. Ci ha messo solo tre anni a ritornarci.

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