ROMA – Prende posizione l’Anm, il sindacato dei magistrati, in merito all’inchiesta di Perugia a carico del pm romano Luca Palamara.
Una posizione “netta e inflessibile”, fa sapere in una nota la giunta dell’Associazione, che definisce “gravissimi gli episodi emersi dalle indagini svolte dalla Procura di Perugia che hanno disvelato il progetto di spostare al di fuori del luogo istituzionale le scelte in ordine alle nomine dei dirigenti degli Uffici Giudiziari, concordandole con parlamentari ed ex consiglieri del Csm”.
Pertanto l’Anm rende noto di aver già chiesto la trasmissione degli atti relativi alle chat pubblicate sulla stampa.
“Pur cogliendo la profonda differenza tra quelle trame occulte e la diffusa abitudine – si legge nel comunicato – talvolta purtroppo percepita come un mortificante quanto inevitabile adempimento, di rivolgersi ai consiglieri superiori o esponenti delle correnti per ottenere nomine, incarichi o trasferimenti, abbiamo da subito individuato il carrierismo all’origine di quella gravissima e assolutamente trasversale degenerazione”.
“Per questo avevamo ritenuto e riteniamo tutt’ora necessario che all’emergere di quei fatti segua una riflessione interna all’associazione, con la più ampia partecipazione di tutti i magistrati ed una seria autocritica da parte dei gruppi associativi”.
L’Anm ha quindi individuato le seguenti possibili aree di intervento:
– proposte di modifica del sistema elettorale del CSM
– modifiche statutarie sulle incompatibilità
– modifica del Testo Unico della dirigenza in modo da privilegiare l’esperienza giudiziaria
– calendarizzazione rigorosa delle pratiche relative alla nomina di direttivi e semidirettivi
– divieto per due anni per i consiglieri superiori uscenti e i magistrati fuori ruolo di presentare domanda per incarichi direttivi o semidirettivi
– divieto di ritorno all’esercizio delle funzioni giudiziarie per magistrati che hanno assunto incarichi politici.
“Era poi evidente che, oltre agli episodi di inaudita gravità già emersi a giugno, dalle intercettazioni sarebbero potute emergere altre vicende di possibile rilevanza deontologica o disciplinare”, prosegue la nota.
“Abbiamo chiesto da subito la trasmissione degli atti di indagine alla Procura di Perugia, al Csm ed al Ministero ma ci è stato opposto il segreto investigativo”, precisa.
“Ciò malgrado, il collegio dei probiviri dell’Anm si è riunito più volte e, ottenuti gli atti del procedimento disciplinare a carico del dottor Palamara, ha concluso il procedimento, demandando al CDC le proprie proposte disciplinari”.
“Abbiamo reiterato formalmente la richiesta dopo la notizia del deposito dell’avviso di conclusione delle indagini”.
“La richiesta è motivata dalla necessità di acquisire ulteriori elementi sulle posizioni di alcuni colleghi già deferiti ai probiviri e di valutare le eventuali altre condotte rivelate da quegli atti”.
“Negli ultimi giorni, intanto, alcuni quotidiani hanno iniziato a pubblicare stralci di conversazioni e di chat Whatsapp dalla lettura delle quali emergono possibili violazioni di natura etica e deontologica e, in particolare, dell‘art. 10 del Codice Etico che fa divieto ai magistrati di servirsi del ruolo istituzionale o associativo per ottenere benefici o privilegi per sé o per altri o di influire impropriamente per ottenere promozioni, trasferimenti, assegnazioni di sede e incarichi di ogni natura cui aspirino.
“L’Anm – conclude la nota – è in attesa della trasmissione degli atti per operare una ricostruzione completa di ciò che è stato anticipato dalla stampa, sin da ora assicuriamo l’applicazione del medesimo rigore nella valutazione dei fatti che emergeranno”. (Fonte: Anm).