Caso Rosarno visto dal Wall Street Journal

Rosarno, un immigrato e una donna calabrese durante i giorni degli scontri

La vicenda Rosarno approda anche sull’autorevole Wall Street Journal. Il quotidiano americano analizza gli scontri tra immigrati e popolazione locale nella cittadina calabrese in chiave economica e non solo. Rilegge gli eventi attraverso «l’anima nazionale volta a capire come l’Italia deve rispondere alle tensioni razziali alimentate dal malessere economico».

Nell’ottica americana i violenti scontri, innescati dai calabresi e proseguiti con l’ira travolgente degli immigrati africani che hanno distrutto negozi e dato alle fiamme automobili, sono solo la punta dell’iceberg di un disagio molto più radicato nei rapporti di lavoro nelle campagne.

«Dopo il taglio al personale da parte delle imprese del Nord, gli immigrati sono andati nelle regioni del Sud, come la Calabria, alla ricerca di un impiego nel settore della raccolta di frutti e agrumi, sicuramente meno retribuito. Ovviamente gli immigrati hanno gli stessi benefici e sussidi di disoccupazione che hanno i lavoratori italiani, coperti spesso da contratti a tempo indeterminato che rendono difficile il loro licenziamento», scrive Stacy Meichtry.

Sebbene l’articolo sottolinei il possibile ruolo della Ndrangheta calabrese, come detonatore delle proteste e delle violenze, vede il caso come lo sfogo esasperato di lavoratori immigrati con una condizione lavorativa assolutamente precaria, anche se nella realtà dei fatti si tratta di lavoro nero.

«A differenza dei locali, protetti da sindacati forti, gli immigrati ottengono al massimo contratti a tempo determinato che non li tutelano abbastanza, specialmente in tempi di crisi».

Il quotidiano, nonostante l’accenno alla criminalità organizzata, insiste sull’esasperazione di matrice razzista e sui problemi di convivenza con gli immigrati come origine dei disordini.

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