Caso Ruby. Cominciata l'udienza della Consulta sul conflitto tra Camera e Pm

ROMA – E' cominciata alla Corte costituzionale l'udienza pubblica sul conflitto di attribuzioni sollevato dalla Camera dei deputati nei confronti dei pm e del gip di Milano del processo Ruby, che vede imputato l'ex premier Silvio Berlusconi di concussione e prostituzione minorile.

Secondo la Camera – rappresentata davanti alla Consulta dal professore Roberto Nania- i magistrati avrebbero dovuto trasmettere immediatamente gli atti del procedimento al tribunale dei ministri.

Non avendo passato la mano, i magistrati secondo la Camera hanno leso le sue stesse prerogative costituzionali, impedendole di valutare la natura ministeriale del reato di concussione e eventualmente di negare l'autorizzazione a procedere.

La concussione contestata a Berlusconi si riferisce alla famosa telefonata fatta in questura a Milano per ottenere il rilascio di Ruby, che era stata fermata per un furto. L'allora premier disse che la ragazza era la nipote di Mubarak.

La procura di Milano (oggi rappresentata dal professore Federico Sorrentino) e il gip di Milano hanno sempre sostenuto che si trattava di reato comune, non ministeriale; perche' commesso da Berlusconi abusando della sua qualita' di premier, non nell'esercizio delle sue funzioni, visto che non aveva poteri di intervento gerarchico nei confronti dell'autorita' di polizia.

La Camera invece, quando nego' ai pm l'autorizzazione a perquisire gli uffici del manager Giuseppe Spinelli,che erano nella disponibilita' di Berlusconi, sostenne che l'allora premier avesse agito per tutelare il prestigio internazionale dell'Italia e in sostanza per evitare un incidente diplomatico, e che per questo era ipotizzabile un reato ministeriale.

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