Caso scontrini, Ignazio Marino condannato a 2 anni: in primo grado lo avevano assolto

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Caso scontrini, Ignazio Marino condannato a 2 anni: in primo grado lo avevano assolto

ROMA – E’ stato condannato a 2 anni in appello, Ignazio Marino, per la vicenda degli scontrini, costatagli il posto in Campidoglio. In primo grado era stato assolto. L’ex sindaco di Roma è accusato di peculato e falso.

Nel mirino degli inquirenti sono finite 54 cene private che l’ex primo cittadino avrebbe saldato tra il 2013 e il 2015 con la carta di credito del Campidoglio, riportandole nei giustificativi di spesa come incontri istituzionali.

Secondo l’accusa, invece, Marino sarebbe andato a cena con amici e parenti, comprese la moglie e la madre, spendendo circa 12mila e 700 euro. Dopo l’assoluzione in primo grado, il pg è ricorso in appello ottenendo la condanna a 2 anni di reclusione.

 

Una “sentenza politica” secondo lo stesso Marino che commenta così la decisione dei giudici:

“In pratica i giudici sostengono che in 28 mesi di attività, il Sindaco non abbia mai organizzato cene di rappresentanza ma solo incontri privati. Un dato che contrasta con la più ovvia realtà e la logica più elementare – dice Marino -. Non posso non pensare che si tratti di una sentenza dal sapore politico proprio nel momento in cui si avvicinano due importanti scadenze elettorali per il Paese e per la Regione Lazio”.

“Sono amareggiato anche se tranquillo con la mia coscienza – prosegue – perché so di non aver mai speso 1 euro pubblico per fini privati. Con lo Studio Musco continuerò la mia battaglia per la verità e la giustizia in Cassazione”.

“Riservandomi un commento approfondito dopo la lettura delle motivazioni, non posso non evidenziare come la sentenza di condanna del Prof. Marino appare priva di qualsiasi fondamento razionale e giuridico”, dichiara invece il suo legale, Enzo Musco.

“Una sentenza in evidente conflitto con quanto emerso dalle indagini della Procura così come già riconosciuto dal Giudice di primo grado. Con il mio assistito ricorrerò in Cassazione confidando in una valutazione aliena da sospetti di natura politica. Non posso esimermi dal rilevare come questa condanna condizioni la formazione delle liste per le imminenti elezioni politiche e quindi i relativi risultati”.

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