Cassazione boccia ricorso “troppo prolisso”, “Massimo 20 pagine”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 11 Agosto 2014 - 15:32 OLTRE 6 MESI FA
Cassazione boccia ricorso "troppo prolisso", "Massimo 20 pagine"

Cassazione boccia ricorso “troppo prolisso”, “Massimo 20 pagine”

ROMA – Ricorso troppo lungo, pagine e pagine inutili: per questo la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di alcuni avvocati torinesi. E non è la prima volta che i giudici della suprema corte fanno presente che, vista la lentezza della giustizia italiana e il pericolo prescrizione, gli avvocati devono facilitare il compito ai giudici. E, in caso di ricorsi prolissi, il rischio è la bocciatura, come successo proprio ai legali dell’Automobil club Ivrea che avevano fatto ricorso contro una sentenza della corte d’appello di Torino.

I giudici di Cassazione hanno scritto:

«La pedissequa riproduzione dell’intero, letterale, contenuto degli atti processuali è del tutto superfluo ed equivale ad affidare alla Corte, dopo averla costretta a leggere tutto (anche quello di cui non occorre che sia informata) la scelta di quanto rileva. La conseguenza è l’inammissibilità del ricorso per Cassazione».

La necessità di maggiore sintesi è presto spiegata, come scrive Ottavia Giustetti per La Repubblica:

Tempi sterminati della giustizia, necessità di smaltire migliaia di procedimenti arretrati, prescrizione sempre in agguato: è nell’ambito della lotta a questi ormai cronici problemi del Paese il vademecum del giudice all’avvocato per evitare sbrodolamenti inutili. E non si può dire che sia nuova la tendenza a inibire il difensore che non si trasformi ogni volta in un Marcel Proust del diritto quando chiede giustizia. Ma respingere un ricorso perché un legale non è stato capace di sintesi da bignami appare come una novità giuridica importante, dicono gli avvocati. Nel caso della terza sezione civile sulla sentenza della Corte d’appello di Torino l’oggetto del contendere erano le spese di gestione dell’Automobile club di Ivrea. Una vicenda relativamente di poco conto. Ma analoghe prescrizioni si fanno strada e rischiano di diventare obbligo previsto per legge se sarà approvato uno specifico emendamento del decreto di riforma della giustizia in discussione in questi mesi in Parlamento.