ROMA – Nel giorno in cui LinkedIn bandisce “il mestiere più antico del mondo” dai profili ecco la sentenza della Cassazione, come riporta Il Giornale, pronta a ribaltare tutto: Non è un reato pubblicare su internet gli annunci di chi si prostituisce, poiché “la pubblicazione di inserzioni pubblicitarie sui siti web, al pari di quelle sui tradizionali organi di informazione a mezzo stampa, deve essere considerata come un normale servizio in favore della persona”.
La Cassazione, secondo Il Giornale, chiarisce “che il reato di favoreggiamento della prostituzione si delinea soltanto quando, alla pubblicazione di annunci, si aggiunga una cooperazione tra soggetto e prostituta, concreta e dettagliata, al fine di allestire la pubblicità della donna”. Sentenza firmata terza sezione penale della Suprema Corte esaminando un ricorso della Procura generale di Venezia.
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